Gohatto - tabù
Regia di Nagisa Oshima
Con Takeshi Kitano, Ryuhei Matsuda, Shinjii Takeda
1999, Oshima Productions, Bac Films, Shochiku Films, Le Studio Canal +
Amore, e morte, in una comunità maschile. Una comunità di guerrieri, di samurai, la Shinsen gumi, impegnati in un’estrema difesa dell’ordine tradizionale nel Giappone della fine ottocento. Questo il tema del film Gohatto-Tabù, di Nagisa Oshima, uscito in aprile nelle sale italiane. Un film interessante, da vedere. Non solo perché Oshima é uno dei maestri del cinema contemporaneo. Chi non ricorda il suo conturbante Impero dei sensi, dove, in un crescendo di passione, l’uomo arrivava a lasciarsi evirare, donando così il fallo alla donna che “lo voleva solo per sé”? Gohatto é però anche importante perché il nucleo maschilità – violenza – eros, cui il film é dedicato, é comunque al centro della personalità maschile, e delle sue relazioni con le altre persone, e con la comunità. La storia é questa. Alla comunità guerriera viene ammesso un giovane di straordinaria energia e capacità di combattimento, e di grande bellezza. In modo diverso, i samurai vengono gradualmente attratti da lui: qualcuno se ne innamora, qualcuno ne é molto turbato. Solo il giovane incaricato di combattere con i novizi, l’unico che nota l’attrazione esercitata dal ragazzo sugli altri, non ne é affascinato, ma guarda dall’esterno le trame di desiderio e d’amore che si sviluppano tra il nuovo arrivato, e gli altri samurai. Cominciano misteriosi omicidi tra i monaci guerrieri. L’inchiesta, di cui non riveliamo la conclusione per non togliere allo spettatore il piacere della scoperta, accerta comunque una verità psicologica assai importante. L’attrazione per gli altri uomini, se non portata alla coscienza e discretamente accettata (come era sempre stata, nella storia di quella comunità guerriera, come nelle altre), può diventare, per chi la prova, un demone che uccide. Amore e morte sono, nei film di Oshima come nella realtà, territori confinanti.
Le comunità guerriere hanno sempre trasformato l’amore in forza di combattimento: in morte, ma per il nemico. Quando però l’amore diventa conflittuale, per esempio perché diretto verso altri uomini, la situazione si fa pericolosa. L’eros, non più trasformato in forza bellicosa perché non riconosciuto, può rivolgersi contro la comunità stessa. E alla fine, l’unica soluzione diventa allora l’uccisione dello stesso suscitatore di desiderio, del samurai che non accetta la propria omosessualità, e uccide i propri amanti. Che deve essere abbattuto, come un bel pesco nel mezzo della fioritura.
Claudio Risé