Il bastone e la carota: da padri a tate

I manifesti della provincia di Bologna per la campagna “per la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne” rappresentano

papà compiaciuti di tenere in mano erogatori a spruzzo per piatti, biberon, o impegnati in piccole incombenze familiari, cosa che del resto già fanno oltre che competere sui mercati internazionali (nell’immagine a fianco e nel link http://www.provincia.bologna.it/pari_opportunita/pdf/pagina-internet-padri.pdf). Quello che rende perplessi di queste campagne è che il ruolo del padre viene risolto nel ruolo di cambiatore di pannolini e a tettarella di supporto. Il che può anche starci, ammesso che le donne lascino fare. Ma il rischio di queste proposte è di ottenere esattamente l'opposto di quello che, spero, si propongono o sembrano proporsi: un maschio in famiglia che sappia fare il padre. In questi manifesti e nella ideologia che li sottende, il ruolo paterno che è il ruolo di chi dà forma alla vita psicologica e spirituale dei figli, li introduce alla realtà, li proietta nella vita associata e al rispetto delle regole, li rende capaci di affrontare con coraggio e dedizione la costruzione del futuro, tutto questo viene rimosso e risolto appunto in queste pratiche da tata dei primi del '900. Chi promuove queste campagne sembra intendere la paternità come babysitteraggio. I padri coraggiosi, cioè le tate, dice uno dei manifesti, cambieranno il mondo. Ma le tate ci sono da sempre, anzi oggi ce ne sono a decine di migliaia che badano alla casa ventiquattr’ore su ventiquattro: e il mondo non è cambiato. E oggi c'è bisogno di una tata in famiglia o di padri che sappiano fare i padri? Credo che le donne che sono e vogliano essere madri autentiche non abbiano dubbi al proposito. Ma soprattutto si dimentica che i papà insieme ai figli ci sono sempre stati, appunto nel ruolo di iniziatori alla vita di uomini e donne liberi e responsabili, che i lavori domestici, nella accezione tradizionale di lavori pesanti,oggi con lavatrici,lavapiatti, microonde, cibi precotti, freezer e grandi spese settimanali, famiglie e case da tre persone massimo, sono pratiche che si ritrovano solo nei reality tipo "La fattoria". O nella retorica del politichese lontano anni luce dalla vita reale. Nel manifesto manca poi la mamma coraggiosa, sulla scala col trapano in mano, o il cacciavite, ad aggiustare le tapparelle o mettere a posto il lampadario. Manca l'invito alle madri di famiglia a prendersi cura della manutenzione strutturale della casa, dopolavoro maschile da sempre misconosciuto e che è fra le prime cause di infortunio e morte maschili. Naturalmente un manifesto che invitasse le "madri coraggiose" a questi compiti e di fatto riducesse la maternità coraggiosa a questo sarebbe una proposta impensabile e farsesca. Quando si tratta di maschi e padri invece non c'è freno alle sparate acritiche, alle più strampalate e superficiali richieste di cambiamento. Insomma c'è in giro gente che si aggira col codice di comportamento maschile e paterno in mano stabilito in qualche riunione di partito o in qualche commissione o istituzione senza destino certo, magari con la seria intenzione di farlo diventare parte del codice penale. Intanto prepara il terreno con i manifesti: quelli di Brescia, falsi, violentissimi e denigratori, come bastone e quelli di Bologna, fuorvianti, ironici, suadenti e indirettamente denigratori, come carota. La mano è la stessa. E identica la vocazione ad attivare i campi in cui rieducare i “soggetti antisociali”, oggi i maschi e i padri, al modello di uomo nuovo.
In ogni caso rieducatori e rieducatrici di padri e aspiranti padri, un piccolo contributo paterno perchè torniate serenamente nella realtà: questi maschi e questi padri da rieducare, sono gli stessi che vi hanno tirato fuori delle caverne con il loro ingegno, il loro sangue, la loro dedizione. E oggi vi pagano anche lo stipendio. Tranquilli, tranquille: continueremo a mantenervi.

[01 giugno 2007]