Padri fucilati, figli rapiti, psicologi incapaci, madri snaturate, mogli criminali, tribunali criminogeni

Il quotidiano Bresciaoggi del 25 gennaio 05, ci informa di una sentenza della Corte d’Appello bresciana che manda assolto un padre dall’accusa di molestie sessuali verso il figlio di due anni e mezzo.

In primo grado l’uomo, il quarantottenne Giuseppe R., era stato condannato a sei anni di carcere. L’accusa era derivata, scrive il giornale, da una interpretazione “equivoca” , da parte della madre e delle psicologhe, delle parole del bambino in rapporto ad alcuni gesti del padre. In Appello, con l’ausilio di foto e della consulenza di una psicologa fatta appositamente venire dall’Inghilterra, si è potuto inequivocabilmente dimostrare la completa falsità del castello accusatorio. Tutto a posto dunque? Niente affatto, perché nel frattempo il Tribunale dei minorenni aveva dichiarato l’affidabilità del bambino, ora adottato dalla madre biologica e dal suo nuovo marito.
Siamo di fronte, per l’ennesima volta, alla immotivata distruzione di due vite, quella di un bambino che si è visto allontanare il padre senza rendersi conto del perché, e quella di un uomo dapprima condannato su presupposti inventati e poi “risarcito” definitivamente con una nuova e terribile punizione. Separato dal figlio per essergli stato vicino. E’ la logica conseguenza di una cultura ostile al padre, che ha creato un clima da caccia alle streghe, un maccartismo antipaterno a cui basta la parola di una donna probabilmente rancorosa e crudele, corroborata dal supporto di “esperte” cresciute nel cono d’ombra proiettato da una pseudo cultura femminista che si è proposta l’obbiettivo strategico di eliminare il padre dalla scena familiare. Consapevoli o meno, le accusatrici fanno parte integrante, ciascuna con un ruolo specifico, di una macchina investigativa e giudiziaria che produce metodi e risultati sinistramente simili a quelli in vigore nella Germania fra le due guerre o nei Gulag sovietici.
La tardiva riabilitazione, come in tante, troppe occasioni simili, è solo la foglia di fico di un finto garantismo che, ottenuto il suo scopo, può “democraticamente” concedere la libertà ad un innocente, ben guardandosi da prendere qualsiasi provvedimento contro chi ha distrutto una vita.

A. Ermini

[04 febbraio 2005]