14 giugno 2003. “In assetto antisommossa”

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Nelle società industriali avanzate è sconsigliato l’uso di ciò che serve quando serve: per esempio non usate le autostrade nei giorni di festa perché non arriverete mai in tempo.

Sabato 14 giugno, al Colosseo, lungo i Fori Imperiali fino a Piazza della Madonna di Loreto, a marcia dei padri separati per l’affido condiviso conclusa, noi tre, io mio figlio e mia moglie, raccogliamo i volantini da terra: sono passati davvero di qui. Ce li immaginiamo i papà con i loro striscioni dispiegati, pagati con le loro tasche, sotto il caldo infuocato. I loro figli, sequestrati per legge dello Stato, nel cuore. Siamo venuti a dirvi che appoggiamo la vostra lotta, siete forse l’incarnazione dell’unica concreta speranza che resta alla nostra civiltà. Vi vogliamo bene. Alcuni li incontriamo il giorno dopo, sul sagrato di Santa Maria Maggiore dove ci siamo dati appuntamento. Ci raccontano di uno insperato successo: centocinquanta, duecento papà, a chiedere allo Stato di poter fare i papà. In contemporanea a milioni di papà in tutto l’Occidente. Che si mobilita per mesi a massmedia strappalacrime e ambasciate a turni di notte per l’ incauta che ha sposato l’algerino e non può vedere la figlioletta. Per le migliaia di padri italiani con moglie sparita dopo il divorzio e l’affido dei figli, magari da Milano ad Ancona, residenza del nuovissimo amore da mettere sul conto del marito, una solennissima indifferenza: marocchini e maschi si nasce, in Occidente. Cittadini di serie B. Che dire della televisione di Stato, pronta a fare i servizi sulle gattare al Colosseo, e del tutto assente, come la stampa nazionale,  quando si deve parlare di una evento internazionale a difesa dei diritti dei padri? Si difendono i cani randagi, ma sui diritti dei maschi e dei padri cala il silenzio. Che dire del racconto dello schieramento di poliziotti con giubbotto antiproiettile, in tenuta antisommossa? E del blindato a supporto? Centocinquanta papà che vogliono fare i papà sono un “problema di ordine pubblico”? devono forse essere difesi da uno dispiegamento di forze di questa entità e tipo? E quali i pericolosi nemici, pronti ad assalirli? le femministe? gli addetti alla “fabbrica dei divorzi”*, avvocati, giudici, assistenti sociali e quant’altri si affannano a sfasciare famiglie in nome di leggi sbagliate, alimentata con quattromila miliardi all’anno a fondo perduto? Oppure sono proprio loro, i papà che vogliono fare i papà,  i nemici da trattare con reparti in assetto antisommossa e blindati? Non solo cittadini di serie B, ma nemici alla Bin Laden?

La nostra civiltà è arrivata davvero a questo folle punto? Nemici  i suoi propri padri? E fra questi i più consapevoli? Chi sarà disposto a sostenerla? Coraggio, carissimi papà! Alla prossima.

 “Il padre, l’assente inaccettabile” di Claudio Risè, pag. 71, capitolo IV, ediz. San Paolo.