I Maschi selvatici e l'ironia

Cari maschi, 

ho visitato un po' il vostro sito, e l' ho trovato stimolante e interessante. Mi ha aiutato a riflettere su cose importanti. 


L'articolo di Curzio Maltese si presta a letture non così univoche. Lui parla ad esempio dei vantaggi a "non avere modelli forti in casa per i trentenni". Poi aggiunge: "non si capisce ancora quali siano(questi vantaggi)". 
Tutto il tono è molto ironico - insomma mi sono venuti dei tristi flash di tanti movimenti così ideologici da prendere tutto troppo sul serio, anche a costo di travisare possibili letture divergenti. Per chi conosce il giornalista tra l'altro, e il suo stile,credo che si possa leggere fra le righe una non condivisione di questa visione del maschio. 
Perciò attenti! e spazio all' autoironia (di cui tanta traccia si può ritrovare in riviste come Re Nudo annate '70 - non conosco i nuovi numeri su cui Risé a rilasciato l'intervista). Prometto contributi critici e altre note col tempo. Un saluto e buon lavoro. 

Fabrizio 

Caro Fabrizio, 

vorrei dirti qualcosa sull'ironia. Anch'io la apprezzo molto, anche se forse oggi meno di una volta, perché invecchiando m'è venuta fretta di prendere sul serio ciò che resta della vita.
Da psicologo però devo dirti che ho visto troppe volte come l'ironia viene usata per sbarrare la strada ai sentimenti, alle emozioni, agli impegni "forti". L'ironia é l'alleata stilistica dell'intelligenza nella costruzione della personalità del perfetto figlio di puttana. 
Lo dico anche per esperienza diretta, perché attorno ai vent'anni anch'io, come molti preoccupati di salvaguardare innanzitutto successo e divertimento, l' ho usata così.
Purtroppo l'effetto é devastante. Non solo per chi ne usa in questo modo, ma per la società in cui vive. Nella quale gli altri, le idee, gli esseri umani, le produzioni artistiche, cadono come birilli, sotto i colpi dell'ironia. Così elegante. E così moralmente, ma anche fisicamente, distruttiva. 
La nostra cultura, quella italiana, ma anche quella occidentale, non manca di ironia, manca di serietà. Per questo, il contributo specifico di un gruppo che si chiama, poco ironicamente, Maschi selvatici, non mi pare vada tanto nel senso dell'ironia, ma della serietà. 
Il cazzo a volte é ironico. Ma il Fallo è definitivamente serio, anche se forse più emozionante. 
Ciao Fabrizio, 

Claudio. 


Cari Selvatici, 

vi mando un contributo al dialogo del sito, discorso ironia. 

IRONIA E HARAKIRI 

Ho sempre considerato l'autoironia come indice della capacità di oggettivizzare noi stessi, di esprimere la relatività delle nostre posizioni, la contingenza delle nostre esperienze, dei nostri problemi e delle nostre sofferenze. 
Un indice di intelligenza e di modestia, insomma, non disgiunte da una dose di autocompiacimento: sono autoironico dunque autocritico.
Ma da quando ho iniziato ad occuparmi dei maschi (e della maschilità) ne ho visto il carattere ambiguo, il volto leggero, il pericolo che cela ed i danni che produce. Le sue virtù impediscono di vedere che non tutto è un gioco, che vi è qualcosa di veramente serio dentro le nostre esperienze e che la contingenza dei nostri problemi racchiude la loro fondamentale assolutezza. 
La nostra esperienza esistenziale e storica è relativa, certo, ma è anche assoluta perché abbiamo una sola vita da vivere, per una sola volta e per sempre.
L' autoironia ci facilita la vita perché alleggerisce ogni esperienza e ci aiuta a nascondere a noi stessi qualcosa. Che cosa? Ciò che non ci piace, ciò che non vorremmo vedere, ciò che non vorremmo sentire e provare. 
Qui sta la sua ambiguità, qui il pericolo. 
Ma per i maschi occidentali, ed italiani in particolare, siamo ben oltre l'ambiguità ed il pericolo. Essa è oggi strumento di autoinganno sulla loro condizione, veicolo di automenzogne sul loro stato.
Essa ci permette di raccontarci storie amene sulla realtà che ci circonda e, quel che è peggio, sulla nostra condizione interiore. Perché non viene usata alla fine, ma all'inizio, prima di cominciare ad ascoltarsi e proprio per evitare di farlo. 
Una cosa che mi appare ormai certa è la pulsione maschile a distogliere sistematicamente lo sguardo da se stessi. Quel non voler vedere, quel non volerne sapere di quale che sia forma di auto-ascolto. Quel
buttarla sempre in ridere, quella stupida "saggezza" che si esprime: "Sarà anche come dici, ma son sottigliezze metafisiche, cosa vuoi che sia viva la f.". Bisogna attenderli al varco, alle 2 di notte, stanchi e brilli per sentirli biascicare qualcosa su se stessi "Siamo diventati  inutili". "Anche noi avremmo dei diritti." "Ha piazzato il baby in mezzo al letto.". 

Mi chiedo se e quale autoironia sia praticata dall'Altra e non ne vedo traccia. 
Allora capisco. Ci sono due categorie di mali, due esperienze di diverso valore. Quella femminile, che da 50 anni siamo chiamati ad ascoltare, a prendere sul serio, di fronte alla quale non è ammessa distrazione, leggerezza o ironia perché di essa dobbiamo diventare partecipi e cioè coscienti. E poi c'è quella maschile. sottigliezze metafisiche. 
Ecco il maschio moderno, progressivo, civile ed evoluto: ascolta tacendo l'esperienza dell'Altra, ne diventa partecipe e se ne rende corresponsabile (i.e. colpevole). Irride invece alla propria, con cavalleresca sufficienza. 

La stupidità mascolina,già sbeffeggiata da Nietzsche, non si è dunque ancora manifestata in tutta la sua gloria? Siamo all'inizio di un inizio o l'harakiri continuerà per decenni? Ho detto: "Stupidità mascolina". E' autoironia certo, ma viene alla fine ed è amara, non all'inizio per alleggerirci la vita. E' agrodolce, perciò scava dentro e non illude. 

Ciao. 

Rino DVB