Manifesto della destra divina

Difendi, conserva, prega!
di Camillo Langone

Vallecchi 2009 

La Destra non è una, sono molte. C’è la destra, scrive Langone nell’introduzione, dei grattacieli, la destra in Chanel, la destra nichilista e opportunista, la destra dei suv neri, la destra della fecondazione artificiale, la destra ingioiellata, quella che dice gay invece di omosessuale, quella che passa la domenica nei centri commerciali, quella dell’albero di Natale al posto del presepio, o dei jeans in luogo delle gonne, e così via in un elenco che sembra infinito.
“Io - continua - con questa destra dall’egoismo infantile e senile, talpesco, cieco, con questa destra di ciucci presuntuosi, come si dice a Trani, con questa destra di furbi fessi non voglio avere nulla a che fare”.
Preferisce un’altra destra, affine semmai al conservatorismo di Roger Scruton ma ancora più impregnata del senso cristiano della vita, un cristianesimo vero, però, non quello edulcorato e falsamente solidale a cui siamo assuefatti da tempo. Il cristianesimo per il quale la colpa è dell’uomo e non della società, e i doveri vengono prima dei diritti. Una destra che non si inginocchia di fronte alla Tecnica, più umana perché consapevole dei limiti dell’umano, e che per questo prega, migliore non perché, fariseicamente, rispetta il Decalogo, ma perché nel Decalogo crede.
Camillo Langone indica anche, a conclusione del suo lavoro, i riferimenti biblio-cine-musicali della sua destra. Cito, fra gli altri, “Gran Torino” di C. Eastwood e “Non è un paese per vecchi” dei fratelli Coen fra i film, “Finestre rotte” di F. De Gregori e “Ring them bells” di B. Dylan fra la musica. Fra i libri, infine, autori come Gomez Davila, Augusto Del Noce, Giussani, Dante, Pessoa, Nikos Salingaros, autore quest’ultimo che ha sottoposto a dura critica l’architettura decostruttivista.
Ci sono voluti vent’anni dalla caduta del muro di Berlino affinchè una verità a lungo confinata nell’ambito della cultura “alta”, emergesse e fosse detta, quasi gridata, al popolo tutto non con ragionamenti raffinati, ma con la pancia, l’istinto, la passione ed anche, diciamolo, il buon senso dimenticato. Colpa certamente dell’onda lunga dello spettro del comunismo e delle cristallizzazioni ideologiche del secolo XIX che hanno fatto tacere quella verità oltre, forse, il necessario. E’ da dire anche, però, che nel frattempo la globalizzazione economica consumistica che omologa stili di vita e modi di pensare trasversalmente ad ogni schieramento, e il “progresso” dell’ingegneria genetica che sta marcando i nuovi confini fra “modernisti e antimodernisti” (mi si scusi la semplificazione lessicale) di ogni fede o provenienza culturale, l’hanno resa più decifrabile .
E dunque, oggi Langone può lanciare il suo Manifesto, che se la prende, si, coi luoghi comuni del conformismo della sinistra con l’erre moscia, ma anche con quelli di una destra che per l’ansia di essere moderna e “ a la page” , finisce per condividere molti dei primi. La nuova religione del rifiuto dei doveri e dell’egoismo mascherato dai “diritti civili”, insomma, accomuna un po’ tutti, quelli che la praticano teorizzandola e quelli che la praticano e basta.
Amore rischioso versus sesso sicuro, Messe versus mostre, gonna versus pantalone, indissolubilità versus divorzio, Presepe versus albero, trullo versus grattacielo, sono solo alcune delle giustapposizioni che delineano l’identità della destra sognata da Langone, anche con qualche, a mio parere, perdonabile eccesso, d’altronde inevitabile come è inevitabile che qualche rivolo d’acqua in ebollizione fuoriesca da una pentola tappata.
La sua destra la chiama Destra Divina, mutuando il nome e le parole d’ordine Difendi, conserva, prega! dalla poesia “testamento” di Pier Paolo Pasolini, “Saluto e augurio”, che meritoriamente riporta per intero. Non è un caso che attinga ad un poeta eretico, emarginato dai suoi compagni progressisti come credo lo siano stati gli antimodernisti di destra dai loro. E non è un caso che il “comunista” Pasolini si rivolgesse in questa poesia proprio ad un giovane fascista, tipologia da lui aborrita come ottusa e stupida, con queste parole

“Porta con mani di santo o soldato
l’intimità col Re. Destra divina
che è dentro di noi, nel sonno…”
a significare che nonostante tutto la salvezza può venire sola da quella parte, la Destra divina.
“Prendi tu questo peso, ragazzo che mi odii:
portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò
leggero, andando avanti, scegliendo per sempre
la vita, la gioventù”

[11 dicembre 2009]