Due film sulla paternità: Alza la testa, Il figlio più piccolo

Due film sul rapporto fra padre e figli (maschi), diversi perché mettono in scena due lati opposti della paternità, ma entrambi importanti, e da vedere.

Ne Il figlio più piccolo (di Pupi Avati, con Christian De Sica, Luca Zingaretti e Laura Morante) il padre è assente, anzi peggio, è un padre che passa direttamente dall’assenza alla strumentalizzazione del figlio. Neanche per pura cattiveria, rappresentata invece dalla potente figura luciferina del frate sfratato Zingaretti; piuttosto per la debolezza di un carattere che si lascia abbagliare dalle luci sfavillanti del potere economico e della ricchezza. In loro nome non vuole vedere e sentire il desiderio e il bisogno di padre di un figlio rimasto impigliato nelle maglie di una mamma fin troppo volonterosa e buona. E’ la figura di un uomo che ha svenduto la sua maschilità/paternità e la cui parabola finisce, non per caso, nel malinconico ritorno fra le accoglienti braccia della ex moglie, nel quale, al di là della psicologia del personaggio interpretato da Laura Morante, si celebra la vittoria della Grande Madre. Non della Grande Madre terribile che consapevolmente rivendica il potere, ma di quella così tanto amorevole e avvolgente che, se non bilanciata da un maschile e paterno adulti e forti, finisce per essere anch’essa negativa per il figlio.

 

Tutt’altra storia in Alza la testa (di Andrea Angelini, con Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli e Giorgio Colangeli). Qui il padre è ben presente, forse anche troppo. Ama perdutamente il figlio di cui desidera il bene, un bene però in cui proietta anche i propri desideri e le proprie frustrazioni. L’evento più traumatico innescherà in quel padre un processo che lo porterà, per amore del figlio e di ciò che di lui rimane, non solo a superare (con realistica difficoltà) i suoi pregiudizi, ma soprattutto a conquistare una paternità che va oltre la propria, una paternità universale di cui afferra funzione e senso ultimo, e per la quale si spende rischiando con generosità in prima persona, allo scopo di offrire nuove possibilità di vita a chi, bambino donna o altro, ne ha disperatamente bisogno.