El Alamein, la linea di fuoco
Regia di Enzo Monteleone
Il film narra la vicenda di un distaccamento di soldati italiani a El Alamein, dove si svolse una delle più cruente battaglie della seconda guerra mondiale. E' un film asciutto, sobrio, privo sia della retorica guerresca che dell'antimilitarismo di maniera.
In primo piano sono gli uomini, normalissimi uomini coi sentimenti, i pensieri, le immagini di noi tutti. E col modo maschile di esprimerli. Con poche parole, senza frasi ad effetto, senza piagnistei o isterismi. Per capire basta l'intensità di uno sguardo, una espressione del volto, l'accenno di una lacrima, un sorriso mesto. Uomini e basta , di fronte alla tragedia. Dal generale che con le sue mani seppellisce il suo attendente e poi si suicida, al tenente che si lascia morire perchè il più giovane possa vivere, al sergente che sfugge l'occasione di una giustificata resa al nemico per tentare l'impossibile impresa di riunirsi ai suoi, fino all'entusiasta volontario proiettato di colpo in una realtà opposta a quella immaginata ed agli altri fanti che, nel dramma della morte probabile, sanno ancora guardare stupiti il cielo notturno del deserto, o ridere felici come bambini per un insperato bagno in mare.
Non c'è abbandono fatalistico alla sorte, ma interiore, cosciente accettazione di essa, su cui fondare il dono di sè. Quei soldati sono uomini che sanno cosa dover fare. Non per il duce, per il re, per la patria , per la classe o per la rivoluzione, ma per il proprio essere maschi di fronte a sè stessi.
Questo è il loro eroismo silenzioso.
A. Ermini