Il gladiatore

R. Scott, USA 1999 

Ecco un altro film che ha segnato la stagione, e il suo leit motif: il ritorno del maschile. Il suo successo è comprensibile.Il film di Ridley Scott infatti, è la metafora in vesti romane dell'attuale condizione maschile.Dove la vecchia figura paterna, il padre saggio e giusto (qui l'imperatore Marco Aurelio) è moribonda, e viene rapidamente fatta fuori.Lo scenario è quindi quello della lotta tra due figure (dunque due princìpi) maschili. Da una parte il figlio debole,edonista e narciso.L'uomo in apparenza dolce, ma in realtà crudele, proprio perchè non ha una relazione positiva con l'aggressività. Il suo manierismo nasconde la crudeltà, provocata da un'aggressività non integrata: è il perfetto rappresentante della psicologia del serial killer. Infatti uccide il padre (che non vuole designarlo come erede), e dà un grande sviluppo ai giochi mortali tra gladiatori.A lui si oppone il generale Massimo, l'eroe.L'uomo che non teme la morte, perchè è religioso e crede negli dei;tiene all'onore ma non cerca il potere; amato da tutti, dai soldati come dagli schiavi, per la sua generosità. L'uomo che soprattutto è ben consapevole che la forza del maschile è nella solidarietà tra uomini, nel costruire un'unità maschile inscindibile. E infatti quando, da generale e delfino dell'imperatore qual'era, verrà scaraventato nella polvere, e dovrà battersi da gladiatore al Colosseo, vincerà le belve trasformando un manipolo di schiavi in un nucleo di combattenti disciplinati e indivisibili. Un successo, quello de IL GLADIATORE, che ripropone anche il modello maschile impersonificato dal suo protagonista, Russel Crowe, molto diverso dal divo che era andato per la maggiore negli ultimi anni. Crowe ha finora offerto al mondo dello spettacolo poca vanità e una certa rudezza, introversione e amore per il silenzio, anzichè ciarliero presenzialismo, devozione per la semplicità della natura, piuttosto che per le raffinatezze metropolitane. Nella vita preferisce l'Australia con la sua wilderness, nel film sceglie la campagna anzichè Roma, allora la Capitale del mondo.