L'enfant, una storia d'amore

di Jean Pierre e Luc Dardenne
con Jérémie Renier, Déborah Francois, Jérémie Segare, Fabrizio Rongione, Oliver Gourmet
Belgio-Francia 2004
Palma d’oro al Festival di Cannes 2005

Recensione a cura di Armando Ermini

Dai dialoghi e dai gesti scabri, essenziali, il film racconta la storia di due giovani innamorati dalla vita precaria, alla perenne ricerca di soldi tramite piccoli furti e scippi ed immancabilmente scialacquati in consumi effimeri, secondo i modelli di consumo imperanti.
Una realtà di piccola delinquenza più amorale che immorale, più immatura che cattiva. Al centro del film, ancora una volta, il tema del percorso verso la paternità e della differenza rispetto alla maternità. La nascita del piccolo Jimmy, infatti, ha effetti diversi sui due ragazzi. Mentre Sonia sente immediatamente la maternità, e subito si affeziona al bambino, non è così per Bruno. Il giovane non trova di meglio che “venderlo” per soldi. Tanto, comunica candidamente alla compagna, “ ne possiamo sempre fare un altro”. La maternità, attraversando per lunghi mesi il corpo femminile, può essere dunque immediata, fisica e psichica insieme, mentre la paternità necessita di una maturazione più lunga, tanto più difficile per chi, come Bruno, è cresciuto senza il padre e con una madre “distratta”.
Eppure, nonostante tutto, è possibile farcela. Quando il mondo sembra precipitare davanti al ragazzo, abbandonato da lei e ricercato dalla polizia, Bruno riemerge, o meglio emerge finalmente dal mondo di infantile inconsapevolezza in cui era vissuto. L’occasione gli è data dall’arresto del ragazzino che aveva coinvolto in uno scippo. Il giovane capisce, anzi sente improvvisamente, che non lo può abbandonare al suo destino per tentare di salvarsi, si presenta al posto di polizia e si assume la responsabilità dell’accaduto. Diventando padre di se stesso e del più giovane, rinasce alla vita adulta e diventa davvero padre di suo figlio. Un’iniziazione attraverso il dolore ed il carcere che gli permette anche di riconquistare il cuore di Sonia. Il senso di angoscia che prende lo spettatore durante tutta la visione del film, alla fine si scioglie. Senza più padri e maestri, abbagliati da miraggi luccicanti , i giovani corrono sull’orlo del baratro, ma la vita ha in sé, nonostante tutto, potenti anticorpi, allo stesso modo del corpo ammalato che tende ad autoguarirsi.

[3 gennaio 2006]