Streghe verso Nord

di Giovanni Veronesi
(Italia, 2001)

Recensione a cura di Cesare Brivio 

“Avrai tre minuti, non per vincere, ma per far vincere. Il bordo buono..il bordo buono”. Perché? C’è qualcosa d’ altro che serve a qualcosa?”

Tolstoij, nel romanzo: “Guerra e Pace”, pensando al protagonista Pierre che guarda pieno di amore e di riconoscenza verso la moglie Natascia che accudisce i suoi bambini, osserva in buona sostanza: le vere donne hanno la misteriosa sapienza e inconscia capacità di mettere il maschio in condizioni di trarre da sé il più profondo della propria maschilità, di provarne gioia e la felicità di donarne il meglio alla propria donna.
Ci sono invece donne che, al contrario della Natascia del fortunatissimo Pierre di “Guerra e Pace”, non governano la propria “ombra” e diventano “streghe”.
Godono di travolgere il proprio maschio ed il maschile nella rovina. Le caratterizza la “Schadenfreude”: gioia del male altrui, in quella particolare forma, ombra nerissima fra le ombre dell’inconscio al femminile, del desiderio della rovina del maschio.
Fino a qualche tempo fa, la consapevolezza della esistenza di questo tipo di donna, e di desiderio nella donna, era un punto fermo della tradizione del sapere maschile ed ogni padre ha istintivamente guidato il figlio a guardarsi da queste donne: un incontro dal rischio mortale. 

Il richiamo ed il ritorno a questa consapevolezza costituisce il tema del film :“Streghe verso Nord”, una commedia divertente, con tanti spunti paradossali e comici, e al tempo stesso metafora illuminante e tragica del presente. Teo Mammuccari è, nella parte del protagonista, un giovane che scopre l’esistenza dei “Disinnescatori” di “Streghe”. Grazie agli insegnamenti di Gallio, maestro disinnescatore, si accorge di avere lui stesso, per nascita, le capacità dei “Disinnescatori”. Si tratta di maschi che non hanno perso la consapevolezza che le “Streghe” esistono, e che costituiscono un rischio mortale per tutti: uomini e donne. Essi hanno la missione di liberare, ovvero “disinnescare”, le “Streghe” dalla propria carica di male: “ogni strega disinnescata è una donna restituita al Mondo”. Sanno riconoscerle sotto l’apparenza della normalità, resistere alla potenza delle loro arti di seduzione. Sanno come restituirle alla loro naturale femminilità: una fortissima “capocciata” in faccia a rompere loro il naso per liberare in un lampo di luce nera tutto il male annidato nel loro cuore stregato. Non prima di averle trascinate per le gambe, svenute, per “sette passi verso Nord”. Aiutati in questo difficile compito, a rischio della vita stessa, dalle “Mare”: “le più dolci, e coraggiose donne del Mondo”.

In tempi di totale dipendenza dal femminile grandematerno, il lato oscuro della donna è negato e rimosso. E dilaga. E’ addirittura celebrato, difeso e imposto da innumerevoli voci e volontà maschili, a “puntate forzate” su tutti i canali mediatici, televisione di Stato e non. Con ormai evidente, manifesta rovina dei maschi, delle loro famiglie, dei figli e delle stesse donne. Al giovane Teo, “disinnescatore” ormai provetto, resta da acquisire dai suoi maestri un’ultima rivelazione: “questa sì è la liberazione… avrai tre minuti non per vincere, ma per far vincere. Il bordo buono…, il bordo buono…Perché? C’è qualcos’altro che serve a qualcosa?”. Aiutare i maschi “Disinnescatori” a vincere. E le “Mare”.