The Tree of Life

Regia di Terrence Malick con Brad Pitt, Sean Penn, Joanna Going, Fiona Shaw
India-Gran Bretagna 2011
Recensione a cura di Alberto Ferrari

The Tree of Life è un quasi capolavoro, ed il mio 'quasi' deriva da una certa mancanza di struttura o cornice che rende troppo labili i confini narrativi della storia e da un eccesso di simbologia che ridondando a volte non permette (perlomeno ad una prima visione) di cogliere e gustare ogni particolare. Ma questi sono particolari da 'cinefilo'.
Avercene di registi come Malick, e di cinema vero come questo: che cioè utilizza appieno lo specifico filmico per un messaggio altissimo e una visione potente che ancora una volta mi fa comprendere quanto sia vero che il pensiero, come diceva Jung, opera per immagini...
Camiscasca (http://coperatorveritas.altervista.org/?p=11623) ha già sapientemente analizzato questa vicenda che non si esaurisce certo, come certa stampa ha fatto ritenere, con l'evocazione di un Giobbe moderno (per la cui parabola è davvero meglio il film dei fratelli Coen): sì, abbiamo Giobbe che lotta contro l'Angelo, ma anche la Genesi, Mosè, Giona, e molto Vangelo (il protagonista è una figura Christi, ed il Paradiso finale, così umano e reale, un chiaro messaggio di salvezza e perdono).
Inoltre, ci sono archetipi fondamentali come il Padre (nella prima parte mi ha suscitato l'accorata nostalgia di chi avverte l'eclissi di un padre vero e giusto, nella seconda la sua carriera procede parallela alle sue turbe psichiche). O la Grande Madre, che qui compensa con struggimento la posteriore latitanza o autoritarismo del padre attraverso un surplus di attenzioni e amore (quante madri oggi agiscono così, lasciando ovviamente inespressa l'esigenza di un vero padre). O il Puer, novità nel mondo (vedi C.Risè, "La crisi del dono") che, moltiplicato per tre figli, offre al film un momento di baldanzosa gioia e bellezza (ed evoca nel regista, intuizione geniale, addirittura l'intera creazione). O il Briccone, nella ribellione del fanciullo al padre dispotico e assente, quando inevitabilmente il protagonista si confronta con i bambini permale, lo sporco, la povertà, la deformità, e diventa il capobanda.
E' poi ritornando alle proprie origini che il protagonista adulto Sean Penn opera una vera e propria psico-analisi, ripercorrendo nei particolari il proprio itinerario infantile e adolescenziale, e cercando nel contatto con la nuda terra ed il silenzio lo stretto ma necessario passaggio per la Riconciliazione e la nuova vita.