La miracolata di Arcore

Veronica Lario, coniugata Berlusconi, è assurta al regno dei cieli, nuova madonna della pace, nuova icona dei movimenti pacifisti e soprattutto prova provata della superiore sensibilità femminile.

Tutti i quotidiani hanno dato risalto all’intervista concessa al Corriere della Sera, in cui  prendeva le distanze sulla guerra,  dal marito Presidente del consiglio.  Normale,  in fin dei conti è una “notizia” per il povero giornalismo nostrano .  Noi non vogliamo entrare nel merito delle opinioni  della Sig.a Lario, rispettabilissime ed anche condivisibili. Lidia Ravera però,  sull’ Unità di Venerdì 14 marzo 2003, ”Quello che una donna sa”, raggiunge vertici  di lirismo impensabili, e coglie l’occasione al volo per dimostrare quanta sensibilità abbiano le donne nei confronti dei maschi rigidi e guerrafondai.
“Non si tratta tanto di quello che dici, ma di come lo dici. Quella che conquista è la sincerità, tu non ti metti in scena, non fingi, non reciti l’intellettuale, né la trasgressiva. .. . .Tu segui uno dei  percorsi più alti dell’intelligenza femminile: il confronto coi figli, la capacità d’ascolto, l’esercizio del dubbio.  . . . . . . . Com’è diverso il timbro di voce delle donne!  (ma non era un’intervista scritta? n.d.a.) . . . . Le tue parole pesano? Peseranno? Ce la farà il piccolo Luigi a far fare un passo in avanti in direzione dell’Europa dei forti a quel suo padre così incerto (ma non era stato tacciato di ducismo decisionista ?), così asservito e confuso e schiavo d’un ruolo diventato insostenibile?  . . . . . . . . . . . . . Lui no, lui resta immobile, nei secoli fedele alla prima versione dell’errore, cui seguono sentite aggravanti, effetti collaterali devastanti, isolamento e paura. Il prezzo della libertà è dunque questo? Che le tue parole non contino niente? (e perché dovrebbero contare più di quelle di un qualsiasi altro privato cittadino?). E’ questo  insormontabile disvalore sociale, quello che rende le donne, spesso, più acute e oneste, più profonde e coerenti? . . . . . . . . E’ privilegio femminile la memoria? . . . . . . . . . Bisogna essere donne per vedere il dolore dentro la politica, il male sotto le strategie, il lutto e la sofferenza e la povertà, fra le righe asettiche delle dichiarazioni e dei comizi? Peccato che a non contare niente, sia proprio chi ha il dono dell’immaginazione.”
Peccato, aggiungiamo noi, che lo stesso giorno un’ altra donna, un’altra rappresentante del sesso che “purtroppo” non conta, che sa coltivare il dubbio, che sa vedere il dolore umano dentro la politica, che conosce il lutto e la sofferenza,  Oriana Fallaci, si esprimesse, sempre sul Corriere, con un “timbro di voce” leggermente diverso. Peccato che la Ravera non se ne sia accorta.
Avrebbe potuto scrivere anche un altro articolo.  “Quello che una donna non sa”.  E pubblicarlo accanto a questo.

A. Ermini