l padre testimone: "Gesù spiegato a mio figlio"
di Michele Brambilla - (Piemme, 2002, www.edizpiemme.it )
recensione a cura di Antonello Vanni
“Ma, soprattutto, sarà l’esperienza a convincerti che quell’uomo, Gesù, è davvero la chiave che ti apre tutte le porte, è davvero il «manuale di istruzioni per l’uso» della tua vita. Anzi, ti dico che Gesù è l’unico «manuale di istruzioni per l’uso» della tua vita”…
Con questo invito, Michele Brambilla, direttore del quotidiano La Provincia di Como/Sondrio/Lecco, nel libro Gesù spiegato a mio figlio (Piemme, 2002, euro 9,90), offre ai suoi quattro figli la sua “testimonianza di vita cristiana adulta”, una testimonianza capace di introdurre “più efficacemente i figli nell’esperienza viva di Cristo e della Chiesa”, come chiedeva a tutti i padri l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II (cfr. L’uomo sposo e padre, in Familiaris Consortio, 25).
Ciò che è principalmente degno di nota in questo libro è il fatto che, nell’epoca in cui autorevoli studiosi segnalano la grave assenza del contributo della figura paterna nello sviluppo affettivo, relazionale, cognitivo e spirituale dei figli, la voce di un padre si leva invece in favore della crescita delle nuove generazioni, sfidando in modo inattuale, quel fenomeno che in gran parte ha determinato l’indebolimento della figura paterna nella nostra società: il processo di secolarizzazione, che ha separato la vita dell’uomo dal trascendente e, con ciò, la figura del padre terreno da quella del Padre.
Con questa intenzione educativa, nel libro di Brambilla, il padre che dialoga con il figlio rispondendo alle sue curiosità così come ai suoi grandi interrogativi sulla figura di Gesù, accetta il compito di fare della sua famiglia e di sé stesso il luogo della trasmissione della fede cristiana e dei valori essenziali della vita umana, “rivelando e rivivendo in terra la stessa paternità di Dio” (Familiaris Consortio, cit.).
Nel dialogo tra padre e figlio viene infatti affrontato “il caso serio” del destino di ogni uomo laddove quest’ultimo si dispone con apertura e fiducia al messaggio che Gesù ci ha lasciato, e ci comunica ogni giorno, sul mistero della vita e dell’amore, della morte e del dolore, del bene e del male, espressioni inconoscibili ma affascinanti di quella sovrabbondanza, di quel “dare e darsi sempre più del necessario” che caratterizza un Padre che “non rispetta le regole dell’economia e va al di là del bisogno in quanto Dio, per un cristiano non è ordine: è amore”.
Se le orme di Gesù, ai nostri giorni, sembrano dai più dimenticate e coperte di polvere, il padre di Gesù spiegato a mio figlio richiama i suoi figli (e invita tutti i genitori a farlo con i propri), a considerare il Crocifisso non tanto come un personaggio saggio e giusto del passato di cui leggere o studiare qualcosina ogni tanto, bensì come la direzione fondamentale da seguire per orientare il presente e il futuro: “Il cristianesimo lo capisce chi lo vive. Perché Gesù non è un libro da leggere. È una persona da seguire”.
Non ultima è infine l’esortazione al coraggio e alla decisione che questo padre consegna ai suoi figli, richiamando le antiche parole di Pietro nella sua Prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Coraggio e decisione che questo padre ha testimoniato ponendosi di fronte ai suoi figli come primo esempio, vivente, di questi doni.
[13 giugno 2005]