L'Eclissi del padre: un grido

a cura di Cesare

 

Scriveva Padre Sorgi nel 1994 nella sua rubrica sul diffusissimo settimanale Oggi: “Gesù parla del Padre e ci insegna la preghiera con la quale invochiamo Dio come “Padre nostro”. Il termine Padre assume il compito di indicare Colui che “genera” la vita e l’esistenza. I genitori, ossia coloro che generano la vita, sono il padre e la madre. Perciò Dio potrebbe indifferentemente essere chiamato Padre o Madre, come già si trova in un passo della Scrittura e come spiegò Papa Luciani in una celebre catechesi”. E aggiungeva padre Sorgi a maggior chiarezza: “chiamiamo abitualmente Dio Padre non certo per dare un’indicazione biologica al termine e neppure per stabilire gerarchie tra i sessi. Dio è Padre in quanto ci genera eternamente alla vita. Il fatto che preferiamo usare il nome di Padre e che la stessa Sacra Scrittura preferisca questo nome, se costituisce un problema, si tratta di un problema culturale, linguistico e psicologico”. Il pensiero di Padre Sorgi è espressione a mio avviso di una teologia protestante ormai molto diffusa in ambito cattolico: i termini della Rivelazione ridotti ad un gioco nominalistico, la tradizione della Chiesa un retaggio spesso di ostacolo al progredire dei costumi. Le parole di Cristo a rivelare l’identità paterna di Dio, le parole del Credo, le parole del Padre nostro, tutti i riferimenti al Padre della liturgia, persino le solenni parole del rito della Consacrazione in nome del Padre, nella migliore delle ipotesi son metafore per indicare altro. Altrimenti sono semplici residui, offensivi della dignità delle donne, di una cultura retrograda, maschilista, il cui sistema simbolico deve essere eliminato dalla Rivelazione. Meglio dunque un Dio inteso come Alterità misteriosa e inconoscibile, o indifferentemente padre o madre. Su questa strada, col tempo anche il Cristo, nella sua concretezza storica, diventerà un problema “culturale, linguistico e psicologico”. E verrà ricostruito con i tratti richiesti dalla sensibilità del momento. Da tempo e da più parti non si comincia ad invocare la neutralità di genere anche per il Cristo? Dopo Dio che è padre e madre, perché non Cristo che è anche Cristo e Crista?

Dunque quali parole in questa concezione teologica e purtroppo oggi anche in questa pastorale diranno mai la verità su Dio? A quali condizioni chi ascoltasse la Messa può concludere di non trovarsi dentro un “gioco delle perle di vetro” dove ogni termine può acquistare significati sempre diversi? alla fin fine i significati autentici saranno quelli che meglio incarnano i desideri del fedele in quel momento storico? fedele sì, ma solo a se stesso, dunque? Una teologia a fondamento demoscopico che, sulla spinta della piazza, fa capire che su Dio Padre, evidentemente ritenuto proprietà privata, “si può trattare”. Una teologia che ha riflesso sostenuto e legittimato in questi trent’anni un sentire diffuso quanto profondo secondo cui la via della salvezza consiste in primo luogo nella adesione ad un manicheismo sessista, dove il Demonio è il sesso maschile, ed il femminile il principio del Bene. Una teologia che ha ispirato e legittimato sotto smaglianti motivazioni di salvezza ed emancipazione dell’ una o l’altra categoria, l’azione e la teorizzazione di gruppi di volontariato, di preti e riviste cattoliche che si è tradotta nei fatti in vere e proprie pastorali di odio nei confronti del maschio, del padre e del marito. Obiettivamente aprendo la strada alla distruzione del rapporto tra la paternità di Dio e la vita, tra la paternità di Dio e la famiglia, tra la paternità di Dio e l’educazione dei figli. Un esempio fra i tanti? Ecco come si esprime un autorevole teologo*: “Nel Vangelo è decisamente la donna “la” vera protagonista; dirò: è lei l’elemento “costitutivo”, che fa sì che il Vangelo sia Vangelo “autentico”. E’ la logica della donna che “salva-redime”, mentre è quella dell’uomo che “rovina-disintegra”. E il tutto in nome del vangelo di Cristo!

Un tradimento radicale della fede cattolica a negare il rapporto di Cristo con il Padre, e del Padre con il Cristo, portato avanti in un silenzio generale e spesso connivente, sotto gli occhi di tutti, a tutti i livelli ed in tutti gli ambienti religiosi. Una incredibile pretesa di far testimoniare Cristo contro il Padre in nome dello Spirito. Forse con la speranza che, nel disinteresse generale, si arrivasse ad un risolutivo fatto compiuto: la negazione, eversiva della Fede in Cristo, della paternità di Dio. Una situazione che rende più che mai chiaro il significato della domanda di Cristo se al Suo ritorno sulla Terra troverà ancora la fede da Lui predicata.

Consola e dà gioia in questo quadro terribile e drammatico per il credente, leggere un libro di recentissima pubblicazione dal titolo “L’eclissi del padre, un grido”, edizioni Marietti. L’Autore è monsignor Paul Josef Cordes nel 1980 chiamato presso la Santa Sede prima come vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici, poi, dal 1985, come Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il Dicastero della Carità del Papa. Il libro parte dalle risultanze dell’indagine della scrittrice americana Faludi* e prende drammaticamente atto della distruzione del maschile e del padre in USA (e in Occidente) negli ultimi trent’anni e ne ripercorre le tappe. Distruzione a livello psicologico, istituzionale, legislativo, persino linguistico. Distruzione che ha la sua principale origine nel senso di colpa vissuto dai maschi a causa del loro odio verso il proprio padre, ritenuto a torto o a ragione assente e per questo giudicato un traditore. Ma questo giudizio di tradimento con cui condannano il padre si rovescia su loro stessi. Loro, in realtà sono i traditori. I traditori della fiducia nel padre. Per questo tradimento sono posseduti da un senso di colpa che li costringe a sentirsi indegni di qualsiasi fiducia verso se stessi ed il prossimo di sesso maschile, privi di ogni riferimento, impossibilitati a mantenersi nella Fede cristiana nel Padre e nel Figlio. Inesorabilmente coatti a rivolgersi infantilmente alla donna, vissuta come unica fonte di Bene. Il libro lancia dunque un grido d’allarme, anche perché l’autore coglie nell’odio contro il padre che si sta diffondendo in Occidente, quasi sempre sotto le più nobili intenzioni, oltre ad un sentimento personale legato ad una relazione padre-figli fallita, qualcosa, se possibile, di ancora più grave: l’odio contro la condizione creaturale dell’uomo e la luciferina ribellione contro il Padre celeste: l’odio contro Dio Padre. E’ la fede nella rivelazione di Cristo che Dio è Padre, la luce che ha illuminato e redento la disperazione di milioni di maschi americani che su queste basi hanno dato vita al movimento dei Promise Keeper, salvando se stessi e le proprie famiglie. Nella loro vicenda di perdizione e salvezza in nome del Padre, è la ulteriore conferma che la salvezza si trova nella Fede. Così come è accaduto nella vicenda umana del conflitto padre/ figlio di due giganti della fede: S. Francesco e Abramo di cui il libro propone due riflessioni stupende.

Nella Fede è la salvezza. Ma la fede in quale Dio? Nel Dio “genitore” di padre Sorgi? Che può essere “indifferentemente chiamato Padre o Madre” a seconda delle inclinazioni “culturali, linguistiche e psicologiche” del credente? l’Autore conferma con inequivocabile chiarezza che la rivelazione di Cristo è che Dio è Dio perché è Padre. Nel paragrafo a pag. 167 dal titolo: “Il grido di giubilo di Gesù (Luca 10, 21 s.)” scrive: ““La conoscenza “del Figlio”, che chiama Dio “Padre suo”, può solo contenere questo: l’essenza e l’azione di Dio sono paternità”” e ancora: ““La mutua “conoscenza” tra Padre e Figlio è così misteriosa che la conoscenza del Padre può essere dischiusa agli estranei solo attraverso il Figlio sulla base di una “rivelazione”; la facoltà accordata al Figlio è esclusiva. “Dio mi ha affidato la rivelazione definitiva”, può Egli dire ai suoi. Egli è l’unica Via. Gesù non è quindi solo il “Signore” che ha potere e che concede potere sui demoni (Mt 10,1.17), il Signore che annuncia il regno di Dio e lo fa proclamare dai discepoli (10,11), il Signore che è inviato dal Padre e invia i discepoli (10,16), il Signore la cui missione si limita alla potestà di giudice del mondo quando tornerà come “Figlio dell’uomo” (11,22-23): egli è anche il “Figlio”, che porta la rivelazione altrimenti mai concessa del “Padre”. Egli rivendica per sé una autenticità che si lascia alle spalle tutte le definizioni di Dio altrove tentate. Perciò il suo grido di giubilo, che ha il suo ultimo fondamento nella reciproca conoscenza tra Padre e Figlio, ci pone di fronte alla profondità abissale e alla altezza vertiginosa della paternità di Dio””

* “L’eclissi del padre, un grido” edizioni Marietti, autore Josè Cordes

* “Animazione Missionaria” Aprile 2001 nella rubrica: “Uno spigolo per la mistica” P. A. Dagnino

* “Bastonati come un maschio, sul lavoro e in famiglia” ediz. Lyra, autore Susan Faludi

Cesare