Lettera aperta alla commissione Pari Opportunità di Brescia
Ho visto i manifesti affissi recentemente a Brescia, quelli che mostrano una ragazza ferita agli occhi e una bambina che viene picchiata da un ragazzo: su questi manifesti si accusano esplicitamente i padri e i maschi di tale violenza.
Può darsi che dietro questi manifesti ci sia un grido di giustizia, magari sopra le righe. Ma la violenza in casa purtroppo lo so cosa vuol dire, e prima di arrivare alle mani e agli occhi neri essa comincia molto, molto prima, nei pensieri e nelle parole, come quelle contenute anche nei manifesti. Le botte arrivano solo alla fine del processo. Quando subivo la violenza (erano parole urlate) non mi importava se era mia madre o mio padre, anche se credo che la parola e la voce del padre abbia un peso ben diverso e diversamente incisivo rispetto a quello di una madre. Quando mio padre mi trattava male avrei voluto solo che qualcuno lo riabilitasse, che qualcuno me lo ridonasse col suo vero volto e ritrovare la
pace con lui, non la guerra. Questi manifesti invece provocano sentimenti e pensieri di inimicizia e ostilità sotto una falsa bandiera di denuncia e giustizia. Ero ragazzo e mi avrebbe terrorizzato trovare affissa per strada e in faccia al mondo degli adulti la demonizzazione di tutti i padri, l'avrei vissuto probabilmente come il tentativo di strapparmi la possibilità di ritrovare il padre vero e buono, e subito dopo c'è l'idea crudele che avrei dovuto rassegnarmi e rimanere in guerra con lui essendo i padri dei nemici. Questi manifesti sono violenti e attentano alle coscienze comunicando un
pensiero falso e terribile. Cavalcano un illusorio pensiero di giustizia ma seminano irritazione e ostilità per le nostre strade, come se non ce ne fosse già abbastanza.
Vi invito pertanto a riparare a questa violenza, magari sulle stesse strade con una campagna che mostri e convinca sulla possibile riconciliazione dalle violenze e al perdono.
E' una pari opportunità no?
Roberto
[08 gennaio 2007]