Separazioni facili...vite difficili

"Riteniamo utile pubblicare questo scambio di missive fra un selvatico, Fabio, ed alcuni interlocutori che hanno risposto alla sua lettera inviata ad alcuni quotidiani.

Lettera e risposte sono molto significative e dimostrano come il problema della paternità sia percepito in modo acuto nella società. Tanto più in quanto coinvolge non solo i padri, ma anche e soprattutto i figli, i giovani, nei quali la nostalgia di una paternità forte e amorevole è sempre più avvertita. Una paternità che non rifugga dalle proprie responsabilità sia nella coppia genitoriale, sia verso i figli, che sappia coniugare la fermezza ed il senso del dovere con l'amore e la comprensione"

Fabio scrive ai giornali, lettera del 18.02.2005

Oggi è uno dei giorni più dolorosi della mia vita: un giudice legge con fretta il tuo accordo consensuale (coattivamente imposto) poi firma quasi stufo e di li inizia la tua separazione ufficiale. Non sei più sposato.

Come un alieno sulla terra vedi il giudice, gli avvocati e avvocatesse, l'ex. moglie, tutti felici e ridenti, prima, dopo e durante la prassi , intenti a parlar mondanamente di tv, grande fratello, cellulari e cinema. Tu sei l'unico serio e mortificato per quello che si sta consumando, è terribile.

Qualcuno forse si sveglia un po’: l'avvocato mediatore (che ha assistito sin dall'inizio) mi chiede se ci sarà modo di riconciliare prima del divorzio (3 anni). Io lo guardo e dico: "la vita è lunga caro avvocato, la mia volontà c'è sempre stata, ricordati che è lei che ha tradito e non si è pentita, non vedi com'è contenta? Io ora ho un'altra storia seria ma non per questo mi sento sereno e giulivo oggi di fronte ad un fallimento così grande" - Lui guarda lei e poi guarda me serio e dice (per la prima volta sbilanciandosi): "hai ragione, troppo gioiosa e pimpante".

Si va a separarsi, a liquidare una famiglia, di amore, di figli, di equilibri, insomma tutto ciò su cui si basano i nostri affetti e da cui trae vita e speranza la nostra società... con la stessa leggerezza con cui si va al bar... a bere un caffè. Questo è un mondo pazzo.

Che posso dire? Cosa posso estrapolare oggi che sia utile a qualcuno? Vi posso dire di portar cautela, in particolar modo ai giovani, di stare attenti alle persone che trascorrono la loro vita in modo superficiale, che sanno tutto dei divertimenti e niente del dolore, segretamente sono spenti e vuoti e si augurano che anche voi cadiate nel vuoto con loro. Difficilmente potranno cambiare, ma continueranno a ridere e stuprare assieme, sedurre e derubare, conoscere tutti e fidarsi di nessuno, criticare sempre proporre mai.

E' un gran brutto giorno, ne verranno di migliori.

un giovane padre


Un redattore del giornale scrive a Fabio, lettera del 18.02.2005

Gentile signore, la ringrazio per la lettera che non sarà pubblicata né dal nostro - e dopo tanti anni credo di essere sicuro - né da altri giornali. La motivazione è in quel che ci scrive: i media sono ormai lo specchio del mondo ed il mondo è quel che è.

Mi verrebbe da dire che Lei è un fortunato se, tra i pochi, non riesce a sorridere. Ma non è vero perché la sofferenza non è mai una fortuna. Semmai, rare volte, regala gioie enormi che chi è abituato comunque a sorridere non riuscirà mai a provare e meno che mai saprà scoprire. Questo sinceramente Le auguro. Forse sono questi i “tempi migliori”.

Se Le può essere utile, Le dico che la Sua lettera non finirà nel mio cestino e se capiterà l'occasione, volentieri, non potendola leggere ai lettori, la leggerò ai miei due lettore preferiti: i miei figlioli. Saluti e grazie di nuovo

un redattore del giornale

Fabio risponde al redattore del giornale, lettera del 19.02.2005

Carissimo Fiorenzo,

ti ringrazio, col cuore, perché sapere che possa essere stato d'aiuto a te o addirittura ai tuoi figlioli mi riempie di gioia e già solamente questo da un senso alla mia vita per cui tutto ciò che ho fatto e sono vale la pena. Grazie d questo dono che mi hai fatto (magari senza accorgertene). Le tue ultime parole infatti sono l'esempio di quel concetto di "gioie enormi" di cui parli tu nella tua e-mail.

La sofferenza poi, se ci insegna a vivere, è una vera e propria fortuna, certo se ti hanno insegnato che la vita era tutta rose e fiori ti troverai male ma se invece ti hanno insegnato che c'è il dolore e c'è la gioia allora capisci che è normale passare anche queste dure prove. Non essere pessimista e negativo, io non condivido questa posizione, ma soprattutto tu sei la cosa "più importante" che hanno i tuoi figli per poter crescere sani e forti, e diventare un giorno artefici di quel futuro di pace e giustizia che molti uomini prima di noi nella storia dei tempi hanno fortemente desiderato.

Grazie, Fabio

P.S. (ad ogni modo la lettera è stata pubblicata su diversi quotidiani)


Silvia scrive a Fabio, lettera del 19.02.2005

Ho letto la sua lettera quest'oggi sulla Provincia di Lecco. Premetto che sono una diciassettenne. Nonostante ciò condivido pienamente le sue parole, di aperta critica verso i giovani: ci accontentiamo di un bicchiere di birra e di chiasso, di tanto chiasso che rimbomba dentro noi perché siamo vuoti dentro. Non abbiamo più valori, ci piace essere superficiali o meglio ci fa comodo essere così perché così si vive meglio.
Ci piace vivere alla giornata, Carpe diem. E questo è orribile. Dov'è il nostro orizzonte di significato che è l'amore di Dio??? E le sue parole sono salvifiche. Se non c'è qualcuno che ha sbagliato, o perlomeno si è trovato in una situazione sbagliata, che ci ammonisce, come facciamo a risollevarci da questo baratro??? La ringrazio ancora.

By'88

Fabio risponde a Silvia, lettera del 20.02.2005

Cara Silvia,

se sano e giusto è il processo di critica che stai facendo (per cui ti faccio i miei vivi complimenti) ricordati di non colpevolizzare troppo te e la tua generazione, quest'ultima infatti è quello che è soprattutto perché ha avuto genitori "muti".

Muti nel senso di "senza parole", parole e sguardi di spiegazione, conforto e coraggio, sul perché del mondo, della vita, del dolore e della gioia. Dalla storia dell'uomo i genitori hanno sempre nutrito i figli di cibo e spirito, nel consumismo di oggi si provvede "molto" al cibo materiale, e poco al cibo spirituale che però in una società sociale (come quella occidentale) di stretto e denso contatto umano (metropoli, città) è ancora più importante rispetto alla vecchia società contadina, rurale.

Il "vuoto" che tu vedi e senti nei tuoi coetanei è proporzionale al "vuoto" che si è verificato nel trasferimento genitore-figlio. I ragazzi di oggi che, come te, si accorgono di questo devono dunque operare un percorso (e ci sono molti modi) di recupero delle radici per ricostruire (almeno interiormente) figure sane di padre e di madre, di uomo e di donna, figure che con le loro diversità biologiche ed emotive portano con se tutti i più importanti significati della vita, gli equilibri, le energie, il senso dell'esistenza stessa. E' un lavoro difficile, ma forse impossibile senza il consiglio, il sostegno, la spinta degli adulti saggi che, fortunatamente, ancora ci sono.

Forza e coraggio Silvia. Un caro saluto,

Fabio


Ottaviano scrive a Fabio, lettera del 21.02.2005

Salve, le scrivo dopo che segnalato da un parente, ho letto la sua lettera sul giornale La Provincia del 23-2-2005. Nelle sue parole ho visto in maniera quasi speculare la mia vicissitudine. Sposato da 18 anni più uno di fidanzamento, due figli (13 e 10 anni), vivo a Cremona ma lavoro a Brescia, il 2 Giugno 2004 la mia ex rientrata alle 4 dalla discoteca (latinoamericano a go-go), mi comunica la sua decisione di separarsi.
E' stanca della sua attuale vita, inizialmente giura e spergiura che non è per un altro uomo, poi viene a galla la verità. Da oltre sei mesi ha una relazione con un coetaneo, sposato e i due si sono innamorati follemente accomunati dal desiderio di divertirsi.
Mi crolla il mondo poi solite vicissitudini, avvocati, accordi estorti, separazione. Naturalmente i figli con lei, e' ovvio le servono i soldi del mantenimento altrimenti come andare avanti. Passato il primo periodo veramente duro da digerire, inizio a rivedere il sereno.
Io non ho ancora avuto la fortuna di trovare una nuova storia, ma sono convinto che quando accadrà (se accadrà) sarà un' ulteriore miglioramento della mia esistenza.

Oggi che sono passati alcuni mesi ho scoperto di stare meglio, ho i miei figli che vedo regolarmente e che trascorrono l'intero weekend ogni 15 giorni, il mio lavoro e i colleghi (mi hanno dato un notevole aiuto), i parenti e gli amici, ho ripreso a frequentare teatro, mostre, frequento regolarmente la palestra e mi sento bene anche nel fisico (ho 49 anni). Naturalmente spero che questo triste episodio della mia vita mi serva per migliorare, certamente sono consapevole di non essere privo di responsabilità e pertanto se potrò avere una nuova storia cercherò di evitare gli errori e le leggerezze che portano a certe esperienze. Saluti,

Ottaviano

Fabio risponde ad Ottaviano, lettera del 22.02.2005

Caro amico,

la ringrazio e sono sempre più sorpreso da come la mia lettera abbia portato stimolo, riflessione e condivisione in molti altri uomini che, come lei, hanno deciso di scrivermi, uomini di tutte le età che a varie dolorose vicissitudini personali (non solo legate a separazioni) hanno deciso di reagire con coraggio e mantenere salda la responsabilità delle proprie azioni. Questo è veramente bello e incoraggiante.

Da quanto ho capito non sono molti mesi che le è successo, ha sofferto tanto, ha avuto preziosi aiuti da amici, parenti e colleghi, e già adesso sta meglio, ed è pronto per lavorare su se stesso e comprendere le sue complicità e responsabilità in questa lunga storia di 19 anni. La sua auto-analisi (e la sua volontà di condivisione e quindi di consiglio anche dall'esterno) è quanto di meglio lei necessita per sorpassare questa situazione, ritrovare serenità, e creare un nuovo sano spazio interiore per il riavvicinarsi di una nuova e più sana figura femminile.

I suoi figli da adulti le saranno molto grati di questo (anche se magari adesso non sempre lo capiscono) le saranno grati per il suo temperamento e per la sua energica ricerca di senso e saggezza, nei delicati anni adolescenziali avranno ancora più bisogno di lei: come sa l'apporto della madre (più importante nell'infanzia) decresce col tempo mentre sale chiaramente la necessità di padre quando si "inizia a diventare adulti" ed è forte il bisogno (anche se non espresso o addirittura negato) di una figura maschile di riferimento stabile, forte, indicante valori sani ed umana direzione.

Sono convinto che se la caverà egregiamente,
per il bene suo e di tutte le persone care che ha ed avrà attorno.

Un caro saluto,

Fabio

[3 marzo 2005]