I fondatori
Caro Paolo,
ti ho visto stamattina, nel cortile del liceo dove ho studiato da giovane, orientare appassionato, autorevole e severo, lo scorrere dei gesti dei tuoi studenti.
Intorno a te ragazzi con espressioni concentrate, intimamente ritrovati e felici; ragazze serene, armoniose nel tratto, solerti e affettuose, comprese in un ruolo significativo che le soddisfaceva.
Conosco quanto ti costa non abbandonarli, rifiutando le infinite "scientifiche" e "nobili" ragioni con le quali questa cultura e questa società li ha lasciati a se stessi e li ha traditi.
Conosco anche le leggi di questo paese, conosco i costumi e gli orientamenti: sono alla base del dramma di chi oggi voglia essere e fare il padre. Infatti se lo facesse davvero, correrebbe il rischio di perdere proprio i suoi figli: madri, mogli, figli matrizzati e sentenze, lo inchioderebbero comunque allo stereotipo strumentale e liquidatorio del padre-padrone o ad uno degli infiniti motivi con i quali oggi si sbatte fuori dalla famiglia e dal ruolo di padre un maschio.
Non ha altra scelta dunque che o fare il mammo o il padre assente. Di ben altri padroni e padrone hanno tutti oggi il massimo rispetto e comprensione.
Conosco dunque la tua fatica, e il suo carattere rischioso, nella scelta di essere comunque presenti e intransigenti, nel contrastare quella "libertà libertosa" che diventa liberticida e finisce nella disistima di sé, nel disamore della vita, nella depressione e infine, inesorabilmente, nell'abbraccio di psicofarmaci o di una droga che tutto assopisce, tutto giustifica, tutto consola e rasserena.
Bentornato amore paterno, del mio amico Paolo, bentornato amore che costa, che fa fare fatica, che mette alla prova, che giudica, premia, punisce e per questo può anche essere comprensivo e far fare esperienza della misericordia, bentornato amore del padre che fa crescere e fa conoscere la gioia della libertà e fa dire grazie alla vita!
Dal più profondo del profondo del mio cuore, il Padre che è nei cieli ti benedica Paolo!
Cesare, Brescia