Ribelliamoci alla società matrizzata

Intervista data da Claudio Risé a Daniela Onelli, pubblicata, fedelmente e correttamente riassunta, su la Repubblica, 25 maggio 2000.

Come nasce l'idea del maschio selvatico?

E' il risultato dei primi dieci anni di lavoro analitico, oltre che del mio percorso personale. Durante il quale mi sono reso conto che chi stava peggio, tra uomini e donne, erano proprio gli uomini. Al centro di questo malessere c'è una perdita d'identità. Per la prima volta nella sua storia infatti, I'uomo, non viene più iniziato alla società degli adulti dal padre, e da una serie di figure maschili che lo circondano (istruttori ginnici, militari, spirituali, maestri d'arte e mestieri), ma dalla madre, e da una serie di figure "d'aiuto", prevalentemente femminili: maestre, psicologhe, assistenti sociali, e così via. Si tratta di un processo compiuto durante la seconda guerra mondiale, quando i padri erano sui teatri di combattimento (e molti non tornarono mai), e dopo, con la nascita delle Grandi Corporation, che ne assorbirono tutte le energie. Il tempo libero di un lavoratore maschio adulto, oggi é di circa il 20% inferiore a quello di cui disponeva alla fine degli anni '30. Un tempo sottratto alla relazione con sé stesso, e con la famiglia. Il giovane maschio cresce "fatherless", senza padre, e affidato alle cure materne. Nasce così I'uomo 'matrizzato" sottomesso alla società, Grande Madre di tutti i consumi.

La religione cattolica ha aiutato questa matrizzazione?

In realtà Gesù Cristo é un Dio maschio, che si circonda di donne, alcune anche piuttosto libertine, e di discepoli alquanto selvatici. Inoltre Gesù é figlio di un Dio Padre, anche se adesso si tende a confondere le acque in materia. Il cristianesimo é insomma una religione fortemente maschile. Tuttavia ogni chiesa s'impregna fortemente con l'archetipo più potente del paese in cui opera, e inevitabilmente in Italia, dove l'Archetipo dominante é quello della Grande Madre, ha acquisito connotati fortemente materni .

Come può l'uomo riacquistare la sua libertà?

Ascoltando l'Archetipo dell'Uomo Selvatico, che, anche quando lo ha rimosso dalla coscienza, é comunque presente e attivo nel suo inconscio. ( Niente a che vedere, naturalmente, con il "buon selvaggio" di Rousseau, di cui, come diceva Freud "non vale neppure la pena di parlare" , tale é la sua inconsistenza scientifica, e antropologica). L' Uomo Selvatico invece, "colui che si salva", come lo definiva Leonardo da Vinci, consente all'uomo un processo di recupero del proprio istinto maschile, dove risiede la sua forza e il suo autentico sentimento.

Nel quotidiano come si comporta un maschio selvatico?

Centrale è la relazione con la natura. Il maschio selvatico difende con accanimento i propri spazi, per entrare in un contatto personale, profondo con la natura, senza l'obbligatoria ed eterna (nell'attuale società), presenza delle donne. Questa familiarità con la natura assicura all'uomo anche la naturalezza: il non seguire codici, non piegarsi ai manierismi del momento; insomma essere sé stesso.

Questo non rischia di provocare delle difficoltà nella coppia? Se lui vuole andare a arrampicare in montagna, e lei lo vuole a casa, che succede?

Litigano. Questo può far molto bene alla coppia. Può aiutarla a trovare il suo equilibrio, esprimendo le forze, e le diverse aspirazioni, di entrambi. Nei matrimoni di oggi, in genere, si litiga poco, ma questo genera livore, depressione, e un giorno l'uomo, o la donna, se ne va, e tutto é finito. Naturalmente, in genere, un "selvatico" non si innamora di una che gli sta addosso tutto il tempo. Apprezza piuttosto una donna che ami anche il proprio genere, quanto lui ama il suo. E a cui piaccia stare con le altre donne, come a lui coi suoi simili. La mia prima moglie, che ho conosciuto in una Comune femminista, e la seconda, medico antroposofo-steineriano, sono di questo tipo.

Non teme che il movimento dei Maschi Selvatici possa essere accusato di maschilismo?

Sono convinto che per uscire dall'attuale situazione di disagio, i due sessi debbano riconoscere il senso e il valore del proprio genere, quello dell'altro, e delle rispettive differenze, a cominciare dal piano simbolico. La crisi del maschio non è dovuta al femminismo, le difficoltà erano già iniziate in precedenza, con la rapina del padre a danno del figlio compiuta dalla grandi Corporations.

Perché, nel suo ultimo libro, "L'ombra del potere" (scritto con Claudio Bonvecchio), edito da Red, tanta attenzione verso Unabomber, il professore universitario che ha terrorizzato l'America con le sue missive esplosive?

Nel suo celebre Manifesto ( per il quale ho scritto la prefazione all'edizione italiana), caratterizzato da una forte ribellione a quella che io chiamo la Società Grande Madre, Kazinsky descrive molto bene l'ipersocializzazione, la richiesta di pensare e fare come la società esige, l'obbligo d'essere buoni secondo il conformismo vigente: insomma il totalitarismo materno della società occidentale alla fine della Modernità.