L’Ambra liberata

Ricordate Ambra Angiolini, quella ragazzina che una quindicina di anno orsono spopolava in Tv in una trasmissione condotta da Gianni Boncompagni, e che era diventata l’idolo delle teenager di allora, simbolo di emancipazione e di liberazione femminile, della sicurezza delle nuove generazioni di donne che sembravano proiettate alla conquista del mondo?

Crescendo di età, le avevano affidato qualche altra trasmissione televisiva, con alterno successo, poi se ne erano perdute le tracce.
E’ riemersa con un’intervista a Vanity Fair, ripresa da Repubblica il 5 maggio. Ambra vi lamenta l’ipocrisia del mondo dello spettacolo che si fa promotore di campagne umanitarie di vario genere, ma poi stronca inesorabilmente , anche con mezzi subdoli, chi non risponde ai canoni estetici di moda. E’ successo a lei, che ha tentato di stare a galla ma si è sentita forzata e poi stritolata, ed è entrata in crisi.
Fino a che non ha conosciuto il cantante Francesco Renga. E se fino ad allora l’onda lunga dell’emancipazionismo a tutti i costi aveva contrassegnato i suoi rapporti, ora Ambra , ventottenne e mamma, vive pacificata a Brescia con Francesco. Ad un certo punto della sua vita, racconta, “avevo deciso che per la prima volta volevo essere l’anello debole, prima avevo la fissa di fare l’indipendente, vieni tu a casa mia, a te ci penso io, magari ti mantengo pure. Con Francesco ho fatto un passo indietro. Mi sono affidata come facevano le donne di una volta. Ho scelto di essere quella che aveva bisogno di protezione. Insomma ho ristabilito i ruoli, una liberazione”.
Non può non venire in mente, per stare nel mondo dello spettacolo, quella vecchia canzone di Roberto Vecchioni, “Voglio una donna con la gonna” in cui il cantautore ironizzava sulle donne “rambo”. Ma più ancora, il pensiero va alle pagine di Tiziano Terzani, in “Un altro giro di giostra”, sulle donne newyorkesi:
"Seduto ai piedi di un grande albero a Central PARK, le stavo a guardare. Le donne: sane, dure, sicure di sè, robotiche. Prima passavano sudate, a fare il loro jogging quotidiano in tenute attillatissime, provocanti, con i capelli a coda di cavallo; più tardi passavano vestite in uniforme da ufficio - tailleur nero, scarpe nere, borsa nera con il computer -, i capelli ancora umidi di doccia, sciolti. Belle e gelide, anche fisicamente arroganti e sprezzanti.
Tutto quello che la mia generazione considerava "femminile" è scomparso, volutamente cancellato da questa nuova, perversa idea di eliminare tutte le differenze, di rendere tutti uguali e fare delle donne delle brutte copie degli uomini. ……..E più le donne sviluppano muscoli e arroganza, più gli uomini si fanno impauriti e titubanti. Se sono necessari per concepire un figlio, capita loro di essere convocati per la bisogna e rimandati a casa dopo l'uso.
Il risultato? una grande infelicità. mi sembrava, specie se quello che mi capitava di osservare in silenzio, da sotto l'albero o dalla mia finestra, era il secondo atto della stessa storia: tante donne sole, sui quaranta, cinquant'anni , molte con la sigaretta in bocca……Erano le stesse donne che anni prima correvano per costruirsi dei bei corpi, ora comunque attempati; le stessa donne che avevano investito la loro gioventù nel preteso sogno di una libertà guerriera, finita ora in solitudine, piccoli tic, tante rughe e almeno per me che osservavo, in una pesante malinconia.
Mi venivano spesso in mente le donne indiane, ancora oggi così femminili, così diversamente sicure di sè, così più donne a 40 50 anni che a 20. Non atletiche, ma naturalmente belle. Davvero, l'altra faccia della luna...
".

Ambra si è salvata, Ambra si è liberata. E’ uscita dalla coazione dei modelli imposti. Non che quello sia l’unico modo, sia chiaro. Ma è un modo che non cancella fa femminilità. Brava Ambra, e se permettete, bravo Francesco.

Armando Ermini

[7 maggio 2005]