Ottavo incontro: Francesco

san francesco

[Giotto.Francesco predica agli uccelli ]

Francesco è certamente uno dei più forti esempi di selvaticità. L’immagine più nota ai Maschi Selvatici del Giullare di Dio è quella di Francesco che (1) nel 1206 si toglie gli abiti di fronte al padre furente e se ne va.


Andandosene, uscendo dalle mura, simbolo della stagnazione e paura del cambiamento che permeava le comunità medievali pochi anni prima della fine violenta della viva e promettente civiltà catara, Francesco passò al Mondo Selvatico, si avvicinò agli emarginati, alle prostitute, ai lebbrosi, a ciò che incuteva terrore all’uomo che confondeva il Demonio con la perturbante ma viva varietà della natura e dell’Umanità. (2)
In realtà trovò invece la meravigliosa avventura della sua vita: si liberò dei filtri di piombo che un padre cieco ed una cultura meschina da mercante gli avevano fornito, riattivò il suo amore per la cultura provenzale e cavalleresca che gli suggerivano una nuova posizione nella Creazione e tra gli uomini. Si presentò povero, senza nulla, vestito di stracci alla luce del Sole: “…per farsi storia la Grazia deve trovare un terreno adatto, il vuoto che attira la Grazia: quasi inaspettato, il nuovo irromperà dalla parte degli umili.” (3)
E’ questa condizione di privazione di tutto, a cominciare dalla virtù, che consente l’attivazione di quella particolarità divina che è l’eudokia, disponibilità benevola di Dio a riempire chi è ricettivo e vuoto”.(4)
Ciò che conta è che in questa disponibilità sta poi la rinascita di Francesco come araldo militante, uomo dalla voce come un fuoco ardente, guaritore del mondo attraverso l’azione ma soprattutto “il dire e la predicazione”, mai noioso intellettuale ma sempre cantore della armonia della Natura e del suo rispetto (5), del corpo immagine di Dio, dei bambini, della donna. (6)
Uno degli uomini più amati dai Maschi Selvatici, Ernst Jünger, di fronte alla sensazione di un mondo sempre più vicino al pericolo a cui conduce il dominio quasi totale della tecnica sulla natura e l’umanità, osserva che la possibile cura verrebbe dall’uomo capace di ri/accogliere la dimensione del sacro, non tanto come dogma o istituzione ma come “profondo istinto religioso”. Trovato questo passaggio disporrebbe dello strumento per apportare un positivo cambiamento (7). Cosa che a Francesco riuscì.

(1) Questo evento è stato commentato da Claudio Risé in L’abbandono della Persona: Francesco d’Assisi, in Diventa te stesso. Le immagini dell’individuazione, Red, Como,1995, pp. 47-48.
(2) Il “passaggio al Selvatico” di Francesco è ben descritto da Claudio Risé in Francesco d’Assisi, in Il maschio selvatico, Red, Como, 1993, pp. 32-34.
(3) Cfr. il bel saggio di Simone Weil, I Catari e la civiltà mediterranea, Marietti, Genova, 1996, p. 91. In questo saggio la Weil chiarisce quale era la posizione di equilibrio della civiltà catara in cui l’Autorità si fondava sul rispetto autentico e non sulla volontà di dominare gli altri e la natura.
(4) Questa relazione ed il suo condurre alla capacità di portare rinnovamento è studiata da Claudio Risé in Il Puer nell’esperienza cristiana: Gesù, Francesco, Parsifal, in Klaros, Anno 3, n. 2, dic. 1990, Ed. Il Sedicesimo, Firenze, pp. 187-218.
(5) Cfr. Cristianesimo ed ecologia profonda in Sessions-Devall, Ecologia profonda. Vivere come se la natura fosse importante, Gruppo Abele, Torino, 1989, pp. 95-96. Ed anche Sgorlon C., Il filo di seta, Piemme, Casale Monferrato, 1999. Il personaggio, Odorico da Pordenone, parte per il mondo sulle orme di Francesco d’Assisi e del suo sapere fondato sui principi della natura.
(6) Cfr. Le Goff J.,San Francesco d’Assisi, Laterza, 2000. Le Goff J., L’Immaginario medievale, Mondadori, Milano, 1993.
(7) cfr. Jünger E., Al muro del tempo, Adelphi, Milano, 2000, p. 45.

san francesco

[Giotto. Francesco nel tempio si toglie i vestiti del padre naturale e rinuncia ai beni terreni]