Omosessualità e omosessualismo
di Armando Ermini
Lo scrittore Jean Pierre Delaume-Myard, omosessuale dichiarato e al tempo stesso portavoce di Manif pour tous, ha rilasciato ad “Avvenire” una importante intervista sullo scottante tema dei diritti civili degli omosessuali e sulla legge in discussione al Parlamento italiano (http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/Ve-lo-dico-da-gay-no-a-nozze-e-adozioni-.aspx).
Mentre è favorevole ad alcuni diritti sociali per le coppie dello stesso sesso (alloggio, pensione di reversibilità, mutua), prende decisamente posizione contro il matrimonio omosessuale e contro ogni ipotesi di adozione, ma anche contro le così dette Unioni Civili, una volta codificate le quali si aprirebbe inevitabilmente la via alle adozioni. Lo fa con argomenti che rispettano la realtà e il buon senso, concetti sempre più messi in discussione in un mondo che si sta velocemente allontanando da entrambi. Le sue idee gli sono costate la paradossale accusa di omofobia da parte delle organizzazioni gay, accuse che ne svelano l’origine ideologica. L’argomento centrale di Delaume-Myard è che deve essere messo in primo piano il diritto “dei bambini e non quello “sui bambini”, come avviene quando si parla di adozioni gay. Il fatto è, argomenta con piena ragione, che un omosessuale potrà certo essere un’ottima persona, potrà amare il bambino come un eterosessuale o in qualche caso anche di più perché il valore di una persona non si giudica dalle sue inclinazioni, ma una coppia dello stesso sesso non potrà mai fornire al figlio quei termini di confronto con “l’altro da sé” necessari per l’acquisizione di una identità sessuale piena e forte, e non potrà mai dare al figlio l’indicazione di un’origine, sia pure simbolica. Ma non solo, perché un bambino con due genitori dello stesso sesso inevitabilmente si sentirà diverso, oltre che soggetto ad eventuali (e certo non auspicabili) discriminazioni sociali. Lungi quindi dal rappresentare una manifestazione o una voglia d’amore, la pretesa di due omosessuali di diventare genitori, anche solo adottivi, è una manifestazione di egoismo, di cui farà le spese il bambino. Non si tratta di discutere la legittimità di un desiderio, ma la pretesa di trasformare ogni desiderio individuale in un diritto, il che distruggerebbe la società, essendo questa sempre fondata sulla preminenza degli interessi collettivi (sociali) rispetto a quelli soggettivi. Non si tratta di negare la libertà di due persone di vivere come credono, ma di affermare che esistono forme di unione che meritano tutela sociale e altre che non lo meritano; anzi, che proprio perché libere non dovrebbero sentirne necessità. Occorre dunque distinguere fra l’omosessualità e l’ideologia omosessualista. La prima è qualcosa di personale, soggettivo, che può avere diverse origini ed essere vissuta in modo molto diverso da persona a persona, in alcuni casi serenamente, in altri in modo lacerante. Spetterà al singolo scoprire il senso della propria inclinazione, accettarla o meno, ma nessuno ha il diritto di giudicare, e tanto meno di discriminare sul lavoro o nella vita. La seconda, l’omosessualismo, ha invece la pretesa di unificare la “categoria” sotto un unico segno, finendo così per dimenticarsi delle persone reali e dei loro problemi. Lo fa per affermare qualcosa di estraneo alla realtà, ossia che maschio e femmina sarebbero solo fatti fisici senza nessuna influenza sulla psiche delle persone, e quindi per fondare su questa affermazione contraria all’esperienza di tutta la storia dell’umanità ed al buon senso, l’indifferenza dei ruoli e delle funzioni genitoriali. Se padre e madre non significano più nulla, se sono intercambiabili, averne due di sessi diversi o uguali diventa la stessa cosa, e averne uno solo una faccenda solo pratica e quantitativa. In tal modo però, ed chiaramente questo il vero obbiettivo, anche il matrimonio e la famiglia cambiano di senso. Da unione potenzialmente feconda, quindi basata sulla differenza e sulla complementarietà dei sessi e su diritti e doveri reciproci, che fonda non solo la convivenza fra adulti ma anche lo spazio educativo nel quale crescere i figli, diventa qualcosa di totalmente altro, un mero contratto giuridico fra persone consenzienti regolabile a piacere. Sarebbe il trionfo dell’individualismo e il definitivo sbiadimento di qualsiasi legame comunitario. Ma, ancor più in profondità, voglio concludere questo breve articolo con le parole di un insospettabile ateo, Jacques Camatte, che nel 1978, a proposito dell’equiparazione piena fra omosessualità ed eterosessualità, e quindi dell’indifferenza di qualsiasi tipo di unione sessuale, scriveva che in tal modo “si perderebbe tutta la dimensione specifica, paleontologica e cosmica dell’atto sessuale che si sviluppa nello sfociare-aprirsi procreativo” e con ciò si aprirebbe la strada alla riduzione dell’essere umano “a semplice supporto di diverse funzioni che gli si possono innestare”.