Come sopravvivere alla modernità (De Turris)


COME SOPRAVVIVERE ALLA MODERNITA'

(G. de Turris, Asefi, 2000)

 

 

RIPRODUCIAMO IL DIBATTITO TRA A. CATTABIANI E G. DE TURRIS SULLA MODERNITA’, PROVOCATO DALLA PUBBLICAZIONE PER I TIPI ASEFI (QUADERNI TERZIARIA) DEL LIBRO COME SOPRAVVIVERE ALLA MODERNITA'.

PRINCIPI ETERNI PER SALVARE LA  SOCIETA' ODIERNA DALL'ALIENAZIONE

Il nuovo saggio di Gianfranco de Turris porta un titolo provocatorio, "Come sopravvivere alla modernità": provocatorio perché, parafrasando Croce, nessuno di noi  non può non dirsi "moderno". Moderno è infatti la traduzione del tardo latino  dotto "modernum" che a sua volta derivava da "modum", ovvero "in questo  momento". […] Ma il  titolo è facilmente spiegabile alla luce di un saggio di Iulius Evola, "Rivolta contro il mondo moderno", al quale l'autore si riferisce spesso. […] Sicché "moderno" è sinonimo in questo contesto di una  cultura di società che sono state plasmate da una visione antitradizionale, ossia  contraria a quei principi metastorici e permanenti ai quali si riferiva il filosofo romano. L'atteggiamento di de Turris,  che si ispira anche ad altri autori del Novecento, da Mishima a Jünger a  Guénon, citati nel suo saggio, invita a un "pessimismo eroico", cioè a una  resistenza individuale che si esprime nella memoria e nella testimonianza di  quei principi permanenti. Ma, ecco la prima obiezione: non tutti quelli che  Evola considera principi metastorici sono condivisibili da ogni lettore, per  esempio da un cristiano. In secondo luogo non si considera che questa società,  se fosse totalmente pervasa da una cultura antitradizionale, si sarebbe già  dissolta. […] Vi è poi un'altra osservazione  da fare: ogni epoca, in quanto storica, rivela aspetti positivi e negativi, che possono accentuarsi in alcuni periodi. Tuttavia non si può negare che nella  nostra si siano manifestati alcuni aspetti molto inquietanti che hanno spinto  alcuni critici addirittura a predire prossime catastrofi. […] Si potrà  obiettare che mai come ultimamente gli occidentali hanno goduto di un'ampia  libertà di circolazione. Ma è una libertà spesso apparente perché è costretta in regole ferree che non si possono trasgredire, pena la esclusione dall'attività  produttiva, pena la morte culturale ottenuta con la emarginazione di chi non  accetta le parole d'ordine di questa cultura che trae la sua linfa  dall'illuminismo e dal neopositivismo. […] A questa cultura occorre opporre  non un atteggiamento rinunciatario, non una fuga nell'Arcadia, non un'utopia  rovesciata, ma una resistenza cosciente.

Alfredo Cattabiani (Il Tempo - Roma - 9 ottobre  2000)


 

MODERNITA' NON E' SPECCHIARSI NEL VOLTO AMBIGUO DELLA TECNOLOGIA  

Non possiamo non dirci "moderni", ha scritto Alfredo Cattabiani parafrasando Benedetto Croce. […] Non possiamo non  dirci moderni perché viviamo immersi sino al collo, ed oltre, nelle "modernità" e non ne possiamo uscire in altro modo - io ritengo - che con una rivolta interiore e quindi personale. Modernità che, nel corso dei  millenni, ha assunto forme diverse (la ruota era “moderna”...), ma che oggi ha il  volto ambiguo e non-neutro della Tecnologia e della Tecnoscienza, uno  dei cui
scopi è il controllo pervasivo, o telecontrollo. Ci si dice, e in genere si crede, che stiamo vivendo nel "migliore dei mondi possibili", nella migliore  delle democrazie possibili, eppure i metodi di controllo individuale e collettivo, diretto ma soprattutto indiretto, dei singoli e della popolazione  sono assai più diffusi, capillari, soprattutto
sofisticati ed inavvertiti, delle  peggiori dittature del Novecento: regime nazista e regime sovietico, cui in  genere si fa riferimento per questo aspetto. Ciò farà stracciare gli abiti  alle vestali della Democrazia progressiva e/o liberale, ma è proprio così: e non  è uno sconosciuto De Turris a dirlo ma l'autorevole serie di filosofi, sociologi, antropologi e psicologi (di tutte le tendenze) che cito nel mio
libretto. Questo il succo di quanto ho  cercato di spiegare nelle sue pagine, proponendo una soluzione personale ed  interiore a chi questo stato di cose non accetta […] Naturalmente, quello che scrivo non ha la pretesa di rivolgersi indiscriminatamente a tutti, ma soltanto a coloro che si ritrovano in
certe  impostazioni ed in certi riferimenti. Non pensavo di scrivere un "vangelo"  adatto a chiunque, ad esempio a chi si riconosce nei valori cattolici: l'ho  ricordato spesse volte per non cadere, appunto, in equivoci. La mia è una  soluzione, non la soluzione: se ne possono proporre altre, anche queste certo  non valide per tutti (e non dovrebbero pretendere di esserlo). Il fronte è però  comune: e questo dovrebbero capirlo certi intransigenti con i paraocchi con cui  non è facile -
diciamo che è impossibile - colloquiare. Per fortuna della  cultura italiana, Alfredo Cattabiani non è fra questi. Circa la seconda obiezione mossami - che cioè vi sono culture diffuse in vari strati di popolazione che si  oppongono alle forze della "modernità" - si può dire che ciò è ben vero e non mi  pare di negarlo: del resto molti sociologi ed economisti anti-globalismo si  sforzano di sollecitare e favorire tali "resistenze", e l'ho scritto. […] Ma ciò non è in  contrasto con la visione pessimistica che ho tratteggiato: non credo che i  risultati andranno oltre questi piccoli spazi - locali e/o personali - che si  sono ottenuti. […] La terza osservazione di Cattabiani è che "ogni  epoca rivela aspetti positivi e negativi che possono accentuarsi in alcuni  periodi". D'accordo, anche questo è vero, ma pur se dobbiamo guardare nel lungo  e lunghissimo periodo e pochi decenni sono veramente pochi in assoluto, è indubbio che attualmente si vadano accentuando gli aspetti negativi e si assiste  ad un terribile potenziamento di tutte le peggiori propensioni di singoli e  collettività, intendendo ciò dal punto di vista da cui si pone il mio libretto,  cioè l'aspetto culturale, intellettuale, spirituale, etico. Non quello  esteriore, il benessere materiale. […] Ma allora perché non denunciarlo, pur se si passa per
retrogradi ed "apocalittici"? Ma si può farlo senza essere tali, come non lo è  esplicitamente il mio libretto che respinge ogni vittimismo e apocalitticismo,  anzi  presuntuosamente vorrebbe esserne un antidoto per chi fa parte di certe premesse. 

Gianfranco de Turris