Jol, le origini nordiche del Natale

T.Daniotti, Herrenhaus edizioni)Festeggiare il Natale, e il Bambino del rinnovamento.

Liberarci dalle merci: Jòl! Cosa significa la parola Jól? Una delle prime attestazioni in antico nordico è del 900 circa, antecedente dunque la piena conversione al cristianesimo delle popolazioni scandinave: essa appare nel poema encomiastico in ventitré strofe composto in onore del re norvegese Araldo Bellachioma. Nella sesta strofa si canta del re intento a “brindare” (iól drekka) ovvero a festeggiare lo jól sulla nave.  Questo è solo uno dei numerosi indizi sulla parola jól  (che ancora oggi dà il nome al Natale nei Paesi del Nord) oggetto di studio accurato nel libro  JÓL. LE ORIGINI NORDICHE DEL NATALE di Tiziano Daniotti, pubblicato da Herrenhaus Edizioni, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., lire 26000.
Questo libro tesse una trama in cui le ricerche sull'etimologia s'intrecciano con i miti e le tradizioni folkloristiche e cerca di ricostruire in che modo nella Scandinavia precristiana si celebrava la festa d'inverno chiamata jól. Sulle sue tracce, il lettore attraverserà l'Europa, passando dai ghiacci d'Islanda alla corte di Costantinopoli, dai fiordi norvegesi alle lande a Est del Baltico, dove il mondo germanico e quello uralo-altaico sono entrati in contatto fin da tempi remoti. L'alone di mito e fiaba che circonda queste terre fin dall'antichità, già presente nelle "belle storie" di Erodoto, assume spesso le caratteristiche di una fitta nebbia. Di conseguenza il disegno di una delle principali festività del calendario germanico viene qui tracciato non solo attraverso i resoconti della letteratura scaldica, delle saghe e della mitologia, ma anche con l'ausilio della letteratura critica, della ricostruzione del quadro storico e delle testimonianze ancora vive nelle credenze popolari.
In un momento in cui tutto sembra destinato “alla riduzione  (ad esempio quella spirituale) ed in cui scompaiono il meraviglioso e le forme della venerazione (Jünger, Oltre la linea), nella desolazione causata dalla società dei consumi che “forse per la prima volta nella storia, ha catturato l’intera vita dell’uomo,…, per ridurla a merce, inserendola nel circuito della produzione-consumo” (Risé, Essere uomini, Red, 2000), nell’ abbrutimento dei megastores che già da tre mesi ci sbattono in faccia Babbi Natale stracolmi di merci (di cui non abbiamo bisogno), questa opera di Tiziano Daniotti ci ricorda in che modo uomini non poi così lontani nel tempo brindavano al Natale. E’ proprio così: brindavano, festeggiavano con la birra o con pani a forma di disco solare! Tanta gioia e allegria! Gioia perché in un’atmosfera in cui ancora “le grandi forze naturali ed i luoghi come le sorgenti, le cascate, i boschi, gli alberi, erano tutt’uno in un’unità indissolubile e sacra con le attività sociali, religiose, legislative ed economiche” (Daniotti, op. cit.), ecco,  proprio lì essi si propiziavano le divinità della fertilità della terra o gli spiriti degli antenati.
Bastava coricarsi sul pavimento cosparso di spighe nella notte di Natale per lasciare dormire comodamente almeno una volta gli spiriti dei defunti (che garantivano la fertilità della terra in quanto abitavano in essa), oppure era sufficiente prendersi il lusso di lasciare loro in dono l’ultimo covone, con un atteggiamento ben diverso da quello che oggi potremmo gridare come “Abbiamo cacciato gli dèi, in cambio di denaro, centri commerciali e tecnologie” (Risé, op. cit.)
. Ma ora pensiamo a brindare, poiché a Natale si deve brindare: al Bambino, cioè il mondo nuovo che speriamo, al sogno che il maschile torna a coltivare, decidendo di donare il proprio sangue per averlo. Un mondo nuovo-bambino che va guardato con gli occhi illuminati dei Magi, maschi che arrivarono a Betlemme, e, (come ad esempio si vede bene nel film Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini), presero tra le braccia il mondo nuovo, sollevandolo, passandoselo l’un l’altro e sorridendogli. A questo dobbiamo brindare, e sorridere.

Antonello Vanni

Tiziano Daniotti è nato a Milano nel 1961. Dopo la laurea in filologia germanica ha coltivato la passione per le lingue scandinave, pubblicando alcuni articoli su riviste scientifiche (Lingua e Letteratura e Studi Nordici). Lavora nell'editoria e sta attualmente curando per Herrenhaus Edizioni una traduzione di racconti di Selma Lagerlöf