Nei boschi d'America

coverWalden, ovvero vita nei boschi (Henry David Thoreau, Milano. Biblioteca universale Rizzoli, 1996) 

Un vero classico in materia di rapporti tra l’uomo e la natura è “Walden ovvero vita nei boschi”, cronaca di due anni trascorsi tra il 1845 ed il 1847 da Henry David Thoreau in completa solitudine in una capanna sulle rive del lago Walden, sito vicino a Concord, allora importante centro culturale del Massachussets. Il libro, pubblicato nel 1854 dopo varie rielaborazioni del diario quotidianamente tenuto dallo scrittore per documentare il vissuto di quella particolarissima esperienza, costituisce un affascinante insieme di riflessioni personali, di considerazioni storico-filosofiche, di narrazione di episodi di vita quotidiana e di descrizione (a volte minuziosa e sempre di taglio modernissimo) degli eventi naturali che si andavano via via manifestando, con il cambio delle stagioni, attorno al lago Walden ed ai suoi boschi. Thoreau, con grande preveggenza, era fin da allora ben consapevole che la Natura doveva essere capita e salvata. E il libro in questione doveva provarlo. Così come la esperienza della prolungata solitudine nei boschi, fedelmente registrata nel libro, era volta a dimostrare ai suoi contemporanei quanto poco bastasse per vivere e come fosse vitale il sottrarsi ad ogni genere di “consumismo” (come diremmo oggi). La finalità dell’esperienza personale e letteraria di Thoreau era, dunque, essenzialmente morale e politica. Scriveva: “Persino in questo paese relativamente libero, gli uomini, nella maggior parte (per pura ignoranza ed errore), sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro: le fatiche eccessive cui si sottopongono hanno reso le loro dita troppo impacciate e tremanti. In effetti, un uomo che lavori duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenere con gli altri uomini i più nobili rapporti, perchè il suo lavoro sarebbe deprezzato sul mercato; ha tempo solo per essere una macchina ... Le qualità migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare solo avendone la massima cura. Eppure noi non trattiamo nè noi stessi nè gli altri con tanta tenerezza.”. Ed ancora: “Andai nei boschi perchè desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici ” ... “I fanciulli, che vivono la vita gioiosamente, ne distinguono le vere leggi e i veri rapporti con maggiore chiarezza degli adulti, che non riescono a viverla degnamente, ma sono convinti d’essere più saggi per esperienza, in base cioè ai loro propri fallimenti”.Per Thoreau il ritiro nei boschi è una ricerca del sè più profondo." L'uomo è tutto, la Natura nulla, ma lo estrae e lo riflette. La nostra vita di villaggio ristagnerebbe se non fosse per le sue foreste inesplorate e per i prati circostanti. Noi abbiamo bisogno del tonico di ciò che è selvaggio – talvolta di guardare le paludi dove il tarabuso e la gallina dei prati si appiattano, e di udire il canto del beccaccino; di odorare la sussurrante saggina, dove solo qualche uccello più selvaggio e solitario si costruisce il nido, e la marmotta striscia con il ventre al suolo. Nello stesso tempo che sinceramente desideriamo esplorare e imparare ogni cosa, noi chiediamo che queste siano misteriose e inesplorabili, che terra e mare siano infinitamente selvaggi, non sorvegliati ne sondati da noi, perchè impenetrabili. Non possiamo mai avere abbastanza dalla Natura.Dobbiamo essere rinfrescati alla vista di un vigore inesauribile, e di fattezze vaste e titaniche:la costa del mare con i suoi naufragi, i boschi selvaggi con i loro alberi vivi e marcentisi, la nube carica di tuono, la pioggia che dura tre settimane e provoca straripamenti. Abbiamo bisogno di vedere che i nostri limiti vengano trasgrediti e che ci sia vita che pascoli liberamente dove mai noi vaghiamo." E nelle pagine finali di Walden si legge: " io lasciai i boschi per una ragione altrettanto buona di quella per cui mi ci ero stabilito. Forse mi pareva d'avere altre vite da vivere, e di non potere dedicare altro tempo a quella sola...Imparai questo, almeno, dal mio esperimento: che se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni, e cerca di vivere la vita come s'è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni...Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto: è quello il luogo dove devono essere. Ora il vostro compito è costruire a quei castelli le fondamenta". Bastano quindi questi pochi cenni per evidenziare l'attualità di Walden ad oltre centocinquant'anni dalla sua realizzazione. E la comunanza della ricerca di Thoreau con quella, odierna, dei Maschi Selvatici.

 

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