Occidente oggi

I nuovi libri di Robert Bly, il fondatore del Movimento degli Uomini USA, e di Germaine Greer, la teorizzatrice de " Il potere delle figa " 

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I fondatori sono stufi. Coloro che hanno messo in piedi, nel corso degli ultimi 40 anni, prima il femminismo, e poi il movimento degli uomini (i due grandi fenomeni "di genere", che hanno contrassegnato la fine del secolo scorso), danno segni di profonda delusione. A farli arrabbiare non sono tanto gli antichi nemici, e cioè gli uomini, tradizionale avversario del movimento femminista, e le donne, con le quali si confrontarono i movimenti degli uomini. No. I fondatori sono arrabbiati, delusi, dai loro stessi proseliti. Sono le donne a irritare, trent'anni dopo, le maggiori protagoniste del movimento femminista. Così come sono gli uomini a infastidire il loro guru e mentore Robert Bly.

Che li richiamò 10 anni fa alla riscoperta del padre e dei suoi valori, e si ritrova di fronte a eterni, vanesi, adolescenti.Germaine Greer, australiana, 60 anni, leader storica del movimento femminista, racconta la sua delusione in: La donna intera (Mondadori "Il "potere della figa", come lo avevo definito, deve ancora manifestarsi. Ciò che abbiamo avuto è stato invece il suo opposto, la mania della penetrazione, i peni artificiali formato gigante, e il pugno" ficcato ben dentro, nelle foto su Internet. La donna divaricata della liberazione sessuale femminile, glorificata e rifornita tra media e sex shop, ha fatto propria la parte più scadente dell'immaginario maschile sulla donna. "Nel mio primo libro L'Eunuco femmina, racconta la Greer, avevo cercato di proporre una diversa concezione della ricettività femminile parlando della vagina come di un organo attivo... Questa affermazione è stata maliziosamente interpretata dagli scribacchini a caccia di scandali, e poi pedissequamente ripetuta dalle scribacchine del costume, come un'esortazione a farsi scopare più spesso, da più uomini". Da lì, avanti coi deliri sul"sex power" femminile, sposato con entusiasmo e non disinteressatamente da media, industria del consumo sessuale, e tardo femminismo allo sbando . La Greer, che è tutto fuor che una stupida, sa benissimo che perché la situazione di un individuo, o di un gruppo sociale, possa cambiare, deve cambiare il suo modo di percepire simbolicamente le proprie particolarità. Che nel caso del "genere", corrispondono, naturalmente, alle particolarità del corpo. Ecco perché nel suo discorso ha dato tanta importanza al simbolo dell'utero, come poi il movimento degli uomini l'ha dato a quello del fallo. Non serve granché che ci sia un ministero per i neri, se poi il colore nero continua ad essere percepito come sporco, rispetto al bianco. Non è poi così importante ottenere un ministero per le donne, se l'utero è percepito da tutti, a cominciare dalla donne come un sacco vuoto. "C'è stato un tempo -racconta Germaine Greer, in cui gli esseri umani hanno immaginato l'utero come un'entità potente e positiva anziché come una nullità. Ippocrate considerava la fisiologia riproduttiva femminile come qualcosa di energetico e attivo, e l'utero come una creatura vorace, curiosa, capace di invadere altre parti del corpo. L'idea di Ippocrate, di un utero aggressivo, si è perpetuata fino a tempi relativamente recenti." Ed è alla base di molte delle tendenze misogine della medicina, e della psichiatria classica. Oggi non ci si crede più. Ma cosa ci hanno guadagnato le donne? " La vagina - igienizzata, deodorata, sterilizzata, sempre accessibile - e l'utero sono oggi più passivi di quanto lo siano mai stati" osserva la Greer. Dunque meno "potenti", così come é depotenziato l'individuo di cui essi sono simbolo, cioè la donna. E nota una tendenza: " Molte persone, e in numero sempre crescente, pensano che il retto abbia più carattere, e che un rapporto anale sia più intimo di un coito." Oggi: " È il retto, non la vagina, a condurre al cuore di una persona, sia maschio o femmina." Insomma la sessualità femminile e i suoi simboli, anche corporei, non solo non hanno ritrovato i riconoscimenti di valore e potenza che li avevano contrassegnati nella storia dell'umanità. La vagina, ridotta ad immagine patinata, destinataria soprattutto di prodotti di consumo, è scavalcata nel suo prestigio sessuale dall' "altra porta", di cui la donna non è l'unica detentrice. Se Germaine Greer non è contenta, il guru degli uomini, il poeta e psicologo Robert Bly, lo è ancora meno. E ne racconta le ragioni in: La società degli eterni adolescenti (red edizioni). Dieci anni fa scrisse Iron John, e fu subito best seller: due anni in testa alle classifiche dei libri più venduti. Nel libro, Bly spiegava come in occidente l'uomo non venga più iniziato al mondo dal padre, ma dalla madre, e come debba recuperare dunque da solo il sapere istintuale maschile , che nessuno gli ha più trasmesso. Spiegò anche come utilizzare, in questo difficile lavoro, l'immagine e la forza interiore dell'uomo "Selvatico", che il libro descrive e commenta servendosi di una bella fiaba dei fratelli Grimm: l'Hans (o Giovanni) di ferro, appunto Iron John. Subito molti di quei "figli senza padre", figli di dirigenti di megacorporation ( o semplicemente di padri che se l'erano data a gambe), di cui Bly parlava corsero da lui , per avere, all'americana, insegnamenti, seminari workshop, affetto, consolazione. E nacque un movimento: quello degli uomini. Che diventò subito di massa nelle sue due versioni religiose. Quella cristiana del Promise keeepers, i mantenitori della promessa, che riempivano gli stadi con migliaia di uomini, che, leggendo il Vangelo, rinnovavano la Promessa di essere buoni mariti e padri. E quella islamica dei Musulmani neri, guidati dal Reverendo Farrakhan, che portò un milione di uomini nella "marcia su Chicago", per riconquistare la città, e l'America a un principio di maschilità virtuosa, e responsabile. Ma oggi? "Vediamo quello che ci presenta lo specchietto retrovisore" esorta Bly. "Sembra intimità. Forse non tanto intimità, quanto prossimità. Forse non tanto prossimità, quanto uniformità, somiglianza, anziché distinzione e differenze." Sta forse nascendo il "cittadino del mondo" che avevano sognato gli utopisti dell'800, oltre che il vecchio Freud? Purtroppo no. Bly conosce bene, e ricorda, lo psichiatra e antropologo Alexander Mitscherlich: "La società di massa, crea un gigantesco esercito di fratelli e sorelle rivali." In questa "società di fratelli (è questo il titolo del libro negli Usa: The sibling society): " Gli adulti regrediscono all'adolescenza; e gli adolescenti, vedendo ciò, perdono il desiderio di diventare adulti." Nel frattempo, naturalmente, di padre non se ne parla proprio più. I padri non ci sono, se ne sono andati di casa, o quando ci rimangono, non fanno più i padri, e a volta neppure i mariti . Come mai? "I mezzi di informazione continuano a parlare di padri fannulloni" osserva Bly. Ma ricorda che, negli Stati Uniti, nel 1935 il lavoratore medio aveva 40 ore di tempo libero la settimana. Nel 1990 questa cifra era scesa a 17 ore. "Le 23 ore settimanali libere perse dal 35 -dice Robert Bly - sono precisamente quelle in cui il lavoratore potrebbe essere un padre per i suoi figli e trovare un centro in se stesso; e sono le ore in cui la madre potrebbe sentire di avere davvero un marito." Inoltre, molti padri sono rimasti senza lavoro, e gli altri hanno comunque meno mezzi par fare i padri.
Nel frattempo però il denaro è divenuto l'unico punto di riferimento per giudicare il valore di una persona. "Dal 1980 al 1993 le 500 maggiori società americane hanno liquidato oltre un quarto (4,4 milioni) dei loro posti di lavoro. Dal 1973 al 1991 la paga oraria media per il lavoro di produzione, supervisori finanziari esclusi, è costantemente diminuita. Nello stesso periodo il compenso annuo dei manager di più alto livello è aumentato di 6,11 volte. Sono cifre devastanti, per i padri e per le madri." Sono gli uomini dunque, col sistema economico che hanno scelto per far soldi e lustrare la propria immagine di "vincenti", che hanno fatto fuori i padri. Solo che, senza padri, i figli non crescono, e i grandi non diventano adulti. Impossibile, sembrano dire i protagonisti storici delle grandi "battaglie di genere", dare agli uomini, e alle donne, una dignità, finché essi preferiscono il denaro, o la vanità. Finora però, questa é la loro scelta.

Claudio Risé
(da Il Giornale)