Master and Commander

Portateci i vostri figli

di Claudio Risé
da Il Giornale, 30 dicembre 2003 

Cari genitori, e soprattutto cari papà, prima che queste vacanze finiscano, prendete per mano i vostri figli, e regalate loro, ma anche a voi, un bel pomeriggio di cinema. Vi farà bene, a tutti. No, non vi sto spedendo dall'ultimo Boldi, e neppure dal Pieraccioni di Natale. I difensori del cinema nazionale si arrabbieranno, ma il fatto è che c'è un giro un film come non se ne vedono spesso. Si tratta di Master and Commander, regia di Peter Weir, quello (tra l'altro) di “L'attimo fuggente”, un altro film che papà, e educatori in genere, dovrebbero ogni tanto ripassarsi in video. Cos'ha di straordinario questo film? Intanto una cosa rarissima, e quindi preziosa di questi tempi di “pensiero debole”: un concentrato di energia maschile che l'Europa non conosce più da tempo, l'America solo a sprazzi, ed evidentemente l'arcipelago australiano conserva ancora.
Di quelle parti sono, infatti, il regista Peter Weir, australiano appunto, e il protagonista Russel Crowe (ricordate Il Gladiatore?), neozelandese. Cosa intendo per “energia maschile”? Non preoccupatevi, nulla che abbia a che fare con la New Age, più attenta all'energia di quanto sia l'Enel. Intendo piuttosto, mi perdonino i pacifisti di ogni ordine e grado, il gusto di fare a botte. Quello che si manifesta in tutti i ragazzini sani, poco dopo che hanno cominciato a camminare. Ma anche, badate bene, quello proclamato da quel giovanotto di cui si parla molto in questi giorni, che diceva: “Non sono venuto a portare la pace, ma la guerra”, e faceva volare i tavoli dei mercanti dinanzi all'ingresso del tempio di Gerusalemme: insomma da Gesù di Nazareth. Non sto parlando quindi del gusto della violenza, ma di quello di lottare, per una causa giusta. Una cosa da trasmettere ai ragazzini di oggi, che legioni di insegnanti più o meno “disobbedienti” stanno precipitando in un “pacifismo piagnucoloso”, come lo chiamava il vecchio fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, da cui nasce solo ipocrisia, e depressione. Mentre invece Master and Commander, Australia aiutando, questo gusto lo trasmette. Aggiungendoci un ingrediente molto importante per miscelare bene la voglia di fare a botte: una certa aggressiva eleganza, che la cultura maschile conosce bene. Insomma niente sbudellamenti insistiti (caso mai solo intravisti, tra un maroso che irrompe e un pennone che cade, a tacitare quel po' di sadismo che, ahimè, i ragazzini hanno), e invece la finezza dell'inseguimento della nave nemica, una specie di vascello fantasma che rimane sempre tra le nebbie e i colpi di cannone, per materializzarsi solo al momento giusto. L'inseguimento navale nei mari del sud (persino alle Isole Galapagos, dove voleva giustamente filarsela il cavalier Tanzi): un archetipo del coraggio che oggi nessuno mostra più, scivolati come siamo tra guerre stellari e battaglie tra cammelli puzzolenti, e paludi. La guerra è sprofondata nel fango, tra armi chimiche e uranio impoverito, e sta a noi, a voi, i padri, dimostrare ai vostri figli che la lotta è stata (e ancora può essere) anche altro, intelligenza, senso dell'onore, conoscenza della natura, lealtà e rispetto per i propri compagni. Perché dobbiamo dimostrarlo? Ma perché se la lotta non ha senso, è solo il sangue a fiumi dell'horror trash, allora sarà ben difficile staccare l'aggressività dei ragazzi dai sassi dell'autostrada, o da rischi privi di senso, come sdraiarsi sui binari, o su una provinciale. Il problema dell'aggressività non è sopprimerla, come pensano gli psicologi-moralisti. L'aggressività va educata, bisogna darle uno scopo, (che nelle società giuste è la sconfitta dei malvagi), e una disciplina, di cui poi l'individuo si potrà avvalere per tutta la vita. Qui il marinaio che dà uno spintone all'ufficiale con fama di menagramo si prende le sue frustate davanti a tutta la ciurma (anche se il capitano che infligge la condanna è il primo a pensare che, in effetti, il tipo mena gramo), e nessuno fiata. Alla faccia dell'educazione antiautoritaria, che, infatti, non ha mai educato nessuno. L'intellettuale, l'esperto e coraggioso medico di bordo, protesta, ma il capitano non fa una piega. Il Master and Commander è lui. Compito dell'intellettuale è un altro: scoprire nelle leggi della natura come uscire dai guai. E, infatti, il medico scova un insetto, che si trasforma in uno stecco, e suggerirà al capitano come mimetizzarsi per riuscire a piombare sul rivale. Infine, dopo la vittoria, altra lezione di suprema eleganza del maschile coraggioso e aggressivo quanto serve, i due si organizzano un eccellente concertino per violino, tra i legni e gli argenti della cabina di Russel Crowe, alias Jack, il capitano fortunato.