Giugno 2009 uscita nella Valvestino

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Breve soggiorno nel giugno 2009 a Cascina Fassane (Valvestino), sotto la guida di Federico Raiser (lo trovi qui).

 

Alcuni nostri commenti.

In un ristretto manipolo abbiamo passato insieme due giorni nella natura selvatica della Valvestino (vicino a Brescia). Il colore blu/verde del lago che si staglia in basso, circondato da boschi apparentemente impenetrabili è ancora nei nostri occhi. Il saggio Michele continua a organizzare questa uscita che si ripete da anni a giugno e che lascia dentro di noi, molto e più delle parole, un'esperienza di rinascita e rigenerazione del corpo e dello spirito. Ci ha guidato nel bosco Federico Raiser (su www.camminamonti.com potete vedere le foto di Federico sul luogo), uomo agile e sapiente, padre di una bimba e in attesa del secondo figlio. Un padre selvatico nei fatti e nelle scelte di vita personali. I suoi racconti sul bosco ci hanno incantato. In particolare questo: "Quando i faggi si accorgono che i semi (tipo piccole ghiande) che producono vengono tutti mangiati dagli animali che ne sono ghiotti, si accordano per produrne di più. L'anno dopo tutta la faggeta produce il doppio dei semi per garantirsi la sopravvivenza. "Il bosco di faggi ci presenta così l'esempio di una comunità che opera insieme, per salvaguardare la propria vita... forse è quello che tentiamo di fare nella nostra piccola comunità maschile.
Forse entrare di più nel bosco ci aiuterebbe a rigenerarci.
Paolo

 

 

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L’uscita di quest’anno è stata certamente un gioioso ritrovarsi, soprattutto a tavola.
All’inizio lasciamo alle spalle i soliti canali di comunicazione, abbandoniamo la strada l’auto e spegniamo i cellulari, ci restano addosso gli zaini la stanchezza e i pensieri di ogni giorno. Entriamo in un territorio sconosciuto, dentro un paesaggio nuovo, con la sicurezza di chi sa che presto, troppo presto ahimè, farà ritorno a casa.
Attendevo quest’uscita non tanto come una scampagnata tra i boschi, che pure dà molto ristoro e salute, ma come un proseguimento o una ripresa di quanto avevamo iniziato a scoprire 2 anni fa presso il ghiacciaio. La natura, il suo aspetto vitale, la convivenza col rischio la paura il limite, e l’ostilità, il selvatico, la mappa l’animale e il paesaggio.
Il temporale notturno, come speravo, si porta via tensione e stanchezza e il mattino dopo si parte per un lungo cammino accompagnato da un tempo favoloso.
Faccio di nuovo l’esperienza che il paesaggio, un po’ alla volta, modifica e organizza non solo il passo il respiro e il battito del cuore, ma anche il pensiero se glielo permettiamo.
Quanto ho da imparare? Nuovi profumi, forme di vita, uccelli, insetti, piante, fiori, colori, luci. Federico a questo riguardo molto ci ha detto e molto di più, secondo me, conosce.

 

 

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Scopro cos’è un bosco ceduo: l’uomo seleziona gli alberi e modifica l’ambiente per la produzione di legna, alcune specie originarie e favorite dalle condizioni ambientali spariranno, altre invece si svilupperanno ma rimanendo più piccole e moltiplicando il numero dei tronchi per la produzione di legno. Cammino in un bosco di alberi piccoli e mi chiedo come sarebbe se invece fosse popolato da grandi querce o faggi, qualcuno di questi ogni tanto lo si incontra. Forse la stessa cosa accade agli uomini di oggi, crescono di misura più piccola, perché devono produrre.
In cima si arriva con grande fatica, poi c’è il tempo per mangiare godersi il panorama e raccontarsi un po’, lassù i discorsi e i racconti erano davvero più aperti di quando si saliva lungo il sentiero.
Chi è il selvatico, cosa vuol dire frequentare il limite?
Anche il selvatico ha una visione del bosco come risorsa, utilitarista si diceva, ma ha rispetto e salvaguarda l’ambiente originario, le specie e gli animali, conosce e insegna il limite dell’uomo, forse perché conosce il segreto della vita. La sua è una progettualità rivolta alla vita e alla crescita, non al potere alla produzione e alla conquista.
A lui interessa il corpo la pace e il sentimento, al punto che se le preoccupazioni di cui tanto discutiamo generano mille timori, per esempio sul destino nostro e del mondo di oggi, lui risponde che va già bene se salviamo il nostro cuore o quello di chi incontriamo. E se ci si chiede che cosa deve fare l’Europa oggi, ti disarma proponendo limpidamente: pregare.

Roberto

 

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[10 luglio 2009]