La fabbrica dei mostri

Sulla cronaca fiorentina del Giornale del 2/7/04, c'è un'intervista a un padre, dal nome fittizio di Sauro, dapprima condannato a 5 anni e sei mesi per violenza sessuale sui due figli, poi assolto in appello con sentenza irrevocabile per non aver commesso il fatto.

L' accusa aveva avuto origine da una denuncia della moglie, da cui all'epoca dei (non) fatti l'uomo si stava separando.
Gli spezzoni d'intervista che riporto sotto non necessitano di commenti sulla vicenda specifica. Quello che in generale emerge è che nella "fabbrica di mostri", antipaterna e antimaschile, ci sono tempi, ruoli, e funzioni ben determinati e che funzionano all'unisono per ottenere lo scopo.Una moglie incarognita, avvocati che hanno rinunciato ad ogni etica e deontologia professionale, psicologi che dovrebbero essere semplicemente radiati dall'albo ma che non lo saranno, giudici nella migliore delle ipotesi frettolosi (ma la superficialità è quasi peggiore della malafede), ed infine un sistema mediatico che, con le lodevoli eccezioni come questa, sta sulla notizia non per approfondirla e cercare altre possibili verità, ma alla coda di un'opinione pubblica morbosa in cerca di mostri, in genere uomini e padri, per allontanare l'ombra del male da sè stessa.
"Ci scontravamo con un muro di cemento, commentano gli avvocati, il processo di primo grado, anche se non si faceva, era lo stesso. Lo avevano già condannato in partenza. L'accusa aveva quattro psicologi.. . hanno preconfezionato il mostro. Uno ha anche ammesso di essere stato lui a muovere il tutto e di aver fatto ricordare al bambino cose che lui non ricordava. . . La dottoressa Lo Sapio (consulente tecnica nominata d'ufficio in sede civile), si battè (vanamente perchè il tribunale la ignorò) in primo grado per far assolvere Sauro (dopo aver fatto indagini approfondite su tutta la famiglia). La moglie sostenne di aver visto Sauro uscire dalla cameretta della bambina nudo e con le mani sul pube. La Dsa Lo Sapio dimostrò invece che dal letto in cui era la donna non poteva in alcun modo vedere il marito, perchè la visuale era interdetta da un grosso armadio."
Quando la verità emerge è, sempre, troppo tardi. Il danno provocato dal pregiudizio secondo cui il padre è colpevole a priori, lascerà per sempre tracce indelebili nel padre vittima ma anche nei figli diventati strumento inconsapevole di un'infamia che non potrà, alla lunga, non ritorcersi psicologicamente anche contro loro stessi.

D: Perchè proprio ora ci racconta la sua vicenda . . . . . .?

R: Vede, quello che è accaduto a me è quanto di peggio possa toccare ad un uomo. Sentirsi dire "sei un pedofilo, hai violentato i tuoi figli" è l'accusa più devastante e infamante che ti possa capitare. . . Le prime responsabili sono mia moglie e sua madre. Ma anche coloro che hanno permesso che tutta questa storia andasse avanti sono ugualmente colpevoli. . . Mio figlio aveva dieci anni e la bambina quattro quando è iniziato il calvario . . .Che pensieri avranno quando saranno a loro volta genitori? .Ringrazieranno il tribunale di Firenze? . ..
Ora che sulla sentenza di secondo grado c'è il timbro "irrevocabile" tiro le mie conclusioni.

D: E quali sono?

R: E' molto facile costruire un'accusa del genere sul niente, semplicemente per i propri interessi. Quindi, se è così facile fa paura. . .
Mi sono scoperto forte. . .una forza interiore che non immaginavo di possedere. . . Nel frattempo mi sono risposato con una donna meravigliosa che ha creduto alla mia innocenza fin dall'inizio. Poi è arrivata nostra figlia, compirà due anni tra poco. Io ho avuto fortuna e tanta forza d'animo. Ma che fine fa chi tutta questa forza non ce l'ha? . . . O si ammazza per la vergogna oppure spara a qualcun altro.

D: Ci racconti come ha vissuto questi cinque anni.

R: E' stata dura. . . Dopo 14 anni tua moglie ti dice basta e ti ritrovi a dormire su una brandina a casa di tua madre. . .dopo non è facile ricostruire il rapporto coi figli: ci sono gli scontri verbali e quasi sempre davanti ai bambini . . . Ma non appena riesco ad avere un bel rapporto coi miei figli (Sauro era stato in vacanza colla nuova fidanzata e i bambini, ed il ragazzo aveva scritto in tema che era stata la vacanza più bella della sua vita) ecco che arriva la mazzata. . . Non riuscivo a capire più nulla. Mi sono affidato agli avvocati, che si sentono dire dai loro avversari: ritiriamo la querela se accettate le nostre condizioni. Mi avevano ricattato. Questa è la verità . . . Ma non è il problema dei soldi. Era tutto l'atteggiamento, le accuse ignobili, l'aver plagiato i miei figli, una cosa che non potrò mai perdonare.

D: Poi alla fine ce l'ha fatta. Ha ristabilito la verità. Ma come ha fatto?

R: . . . I figli, ho sempre avuto loro in mente. Piuttosto sarei morto ma loro dovevano sapere, perchè lo sapevano, che io non ero un orco. Gli psicologi dell'accusa mi trattavano peggio di un animale. Mio figlio, dopo le vacanze del 99 smise di parlarmi: Ma il nostro rapporto non si è mai spezzato del tutto. . .

D: Adesso che rapporto ha coi suoi figli? R: Per quattro anni me li hanno fatti vedere soltanto un'ora alla settimana, in una squallida stanza alla ASL, colle assistenti sociali. In cinque anni i miei genitori li hanno visti sette ore in tutto e sempre sotto sorveglianza. . . . Ma era l'unico modo per mantenere una parvenza di legame.

D. In appello l'inchiesta ha appurato che i suoi figli parlavano come due adulti.

R: Si, mi ricordo una frase di mio figlio (10 anni) "Ho ricostruito il mio passato, ho superato lo shock". Nessuno mi toglie dalla testa che sia stato un po' troppo "aiutato" dai cinque psicologi. Quello che c'è scritto sulla sentenza di secondo grado l'avevo già detto cinque anni fa. Tanta sofferenza poteva essere evitata se solo qualcuno mi avesse ascoltato.

D: Ma allora non le credettero.

R: Non è che non mi hanno creduto, mi hanno ignorato . . .

D: Cosa farà ora che il verdetto di assoluzione è diventato definitivo?

R: . . ho chiesto l'affidamento dei figli perchè continuo a ritenere non idoneo l'ambiente familiare in cui vivono. Ancora adesso, malgrado l'assoluzione, posso vederli solo una volta alla settimana. Mi batterò, farò ricorso . . . Questa storia per me sarà conclusa solo quando riuscirò a riunire tutti e tre i miei figli . . .

Armando