L’inadeguatezza della legge 194 sull’aborto

esclude il padre. Nelle parole di Dionigi Tettamanzi, nuovo arcivescovo di Milano, a cura della Redazione.

 

Il Corriere della Sera ha pubblicato l’articolo Aborto, ecologia, clonazione…Un manuale che coglie «la presenza misteriosa di Dio in ogni vita umana» (21 settembre 2002). In questo articolo, firmato dal nuovo arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, venivano proposti alcuni estratti dal suo ultimo libro Dizionario di Bioetica (Piemme, 2002).


Proponiamo la lettura di una parte dell’articolo in cui l’arcivescovo Tettamanzi segnala l’inadeguatezza della Legge 194 sull’aborto. Una inadeguatezza che riguarda anche la figura del padre.

Aborto

«Già si è detto e scritto moltissimo sulla Legge 194, la legge che ha introdotto in Italia dal maggio 1978, la legalizzazione dell'aborto.
Parrebbe, dunque, ormai esaurita la possibilità di ulteriori discorsi, tanto più che il popolo italiano nel 1981 ha espresso solennemente la sua approvazione con la risposta al referendum.
Ma è "la realtà" stessa che sollecita un discorso rinnovato: anche questa legge non può sfuggire all'implacabile giudizio che il tempo opera su tutte le cose.
A distanza di anni dalla sua entrata in vigore, può e deve essere riletta in ordine a cogliere la sua effettiva capacità di risposta a quei problemi per la soluzione dei quali quella legge è stata emanata. Non entriamo nel dettaglio del testo, ma vogliamo affermarne la sua inadeguatezza da un punto di vista sociale, scientifico, filosofico, e naturalmente morale. Intanto la legge risente chiaramente del momento storico, seguente al '68, nel quale in nome di una - per certi versi - giusta rivendicazione di uguaglianza della donna si giunse ad assegnare solo a lei il diritto di decidere la sorte del feto. Sappiamo come l'articolo 4 escluda di fatto il padre dalla decisione di continuare o meno la gravidanza.
Questo aspetto del testo sembra essere l'eco di slogan femministi gridati a lungo sulle piazze italiane».
[...continua...]