Una proposta di buonsenso per ridurre aborti e provette

Sul Foglio di oggi 27/01/05, F. Agnoli, commentando un libro del 1984 del giurista Fernando Santosuosso, "La fecondazione artificiale umana", sottolinea come una proposta per ridurre gli aborti, contenuta in quel volume, sia passata in tutti questi anni sotto silenzio.

Si tratta di questo: senza mutare lo spirito della 194, alla donna dovrebbe essere offerta la possibilità "di essere liberata dal bambino appena nato, ricevendo anche in questo caso tutta l'assistenza prevista dalla legge, e garantendo l'anonimato, se questo venga richiesto", con ciò rendendo il bimbo immediatamente adottabile da parte di coppie impossibilitate a procreare. La scelta di riconoscere o meno il bimbo dovrebbe essere consentita alla donna fin subito dopo la nascita. Agnoli auspica che questa proposta sia fatta propria dallo Stato, che dovrebbe fare opera di informazione attraverso i consultori.
A me sembra una proposta ottima, di grande buonsenso, che dovrebbe trovare l'accordo di tutti senza difficoltà.
Ma: 1) Una opportunità simile esiste già. La donna che partorisce può affidare il figlio ai Servizi sociali senza riconoscerlo. La domanda è, allora, perchè questa opportunità viene così poco sfruttata e ci sono migliaia di aborti. Perchè si preferisce l'aborto? Soltanto per disinformazione o anche perchè la consapevolezza che un proprio figlio vive da qualche parte è più "disturbante" ?
Se così fosse, si dovrebbe riflettere sul perché se tante donne affermano di vivere la maternità fin dal suo inizio come cosa che le coinvolge totalmente, altre sembrano considerarla come un inconveniente da risolvere “tecnicamente”, come adombra il recente film “Il segreto di Vera Drake”. Il che ci rimanda al rapporto contrastato che le lega al figlio, tante volte indagato dalla psicanalisi, fatto anche di un "amore" così possessivo che slitta nel suo contrario. "Tu esisti solo se io ti voglio e ti amo, e senza di me non hai diritto a vivere", sembra essere il pensiero inconscio, ancorchè schermato da mille altre spiegazioni, delle donne che preferiscono abortire piuttosto che lasciar vivere il figlio senza prendersene cura.
2) Se si considera ottima cosa, è lo è, offrire questa opportunità in favore delle coppie sterili, perchè non farlo anche e prima di tutto verso il padre, come contenuto nell' "Appello" di Claudio Risè?
Come Agnoli ha già scritto, sempre sul Foglio, la figura del padre è ancora messa scarsamente a fuoco e la sua importanza poco considerata. Segno che decenni, anzi secoli, ormai, di appannamento della cultura paterna, hanno lasciato un segno profondissimo, e che la strada per risalire la china è ancora lunga, anche se è stata imboccata.

A.Ermini

[03 febbraio 2005]