Diritto di sangue

Al Tg1 delle 13,30 del 6 settembre fu letta una notizia che avrebbe meritato maggior approfondimento.

Una donna, condannata in primo grado a due mesi di reclusione per aver reso dichiarazioni false atte a sviare le indagini nei confronti del figlio accusato di ricettazione, è stata assolta in secondo grado con la motivazione che una madre ha il diritto di mentire se è in gioco la libertà della prole.
Il valore simbolico dell'assoluzione va ben oltre l'entità del fatto, in sé trascurabile. Viene intaccato il principio fondamentale su cui si regge il diritto paterno, quello dell'oggettività della norma e del suo essere "erga omnes", per regredire a una forma di "diritto del sangue" di derivazione matriarcale. Quel giorno il telegiornale intervistò la scrittrice Dacia Maraini che si è pronunciata genericamente contro il "familismo" della società italiana, di cui quella sentenza sarebbe frutto. Alla Maraini, intellettuale femminista, sfugge però il dato fondamentale che il familismo di cui parla discende direttamente dal matriarcato psichico, al di là di chi eserciti il potere sul piano sociologico. Esattamente come accade nella mafia, non per caso divisa in così dette "famiglie", in cui tutto, dalla ritualità del giuramento, dai rapporti fra i singoli e fra gli stessi clan fino alla sintomatica attribuzione del titolo di "mammasantissima" al capo, è fondato sulla concezione matriarcale del diritto di sangue.

Scrive Emma Danti, nel preambolo del suo lavoro teatrale “Cani di bancata”: (1)
La mafia è una femmina-cagna che mostra i denti prima di aprire le cosce. E’ a capo di un branco di figli che, scodinzolanti, si mettono in fila per baciarla……. La cagna dà ai suoi figli il permesso di entrare: ”Nel nome del Padre, del Figlio e della Madre e dello Spirito Santo”…………. Il mafioso risorge e riceve dalla Madre la benedizione. . I fratelli lo abbracciano e comandano il giuramento: “Entro col sangue ed uscirò col sangue”. Il patto si stringe. C’è una mafia da agriturismo nelle campagne di Corleone, che nasconde l’orrore di appartenenza selvaggia, il gergo segreto…

Parole crude, durissime, quelle dell’autrice/regista della Compagnia Sud Costa Occidentale, che hanno il merito di ricordarci , come il libro “La Grande Madre Mafia” di Silvia Di Lorenzo, un’altra donna fuori dal coro, una verità divenuta indicibile. Il matriarcato psichico, di cui si suole esaltare la componente empatica, di benevolenza e di cooperazione tipicamente femminili, maschera l’appartenenza selvaggia che riconosce solo se stessa e che, senza un superiore principio ordinatore , farebbe regredire l’umanità nel caos delle origini. Erich Neumann, grande allievo di Jung, parlava , a proposito del mondo moderno, di ricollettivizzazione delle masse e di femminilizzazione della coscienza.
La piccola e apparentemente insignificante sentenza da cui siamo partiti, risente dello spirito dei nostri tempi: la marginalizzazione di tutto ciò che è riconducibile al Padre ed al patriarcato, visti come in sé oppressivi, e l’esaltazione di tutto ciò che è materno, fino a porlo al di sopra della legge, anzi a fondamento di essa. Non è una forzatura leggere in questa ottica anche le leggi che consentono alla donna/madre la libertà incondizionata d’aborto, in nome della sua ab-soluta autodeterminazione.
Al contrario, il concetto patriarcale di famiglia ha come fondamento l'assunzione di responsabilità del "pater familias" verso la comunità in cui la stessa famiglia si trova a vivere, ed il riconoscimento di un diritto la cui fonte non sta all'interno del legame di sangue, ma gli è esterna e superiore, e come tale si applica tendenzialmente verso tutti. In questo senso, il padre altri non è che il garante verso la comunità dell’ordine simbolico senza il quale non si costruisce Civiltà alcuna. Sappiamo bene che il padre/maschio ha spesso, troppo spesso tradito questa sua vocazione, come nel caso del fenomeno mafioso. Ma si tratta ,appunto, non di compimento ma di tradimento, il cui prezzo in termini di regressione psichica e sociale è messo a carico di tutta la Comunità, indipendentemente dal genere d’appartenenza.

1) Le citazioni sono tratte dall’articolo “Nel backstage dei riti mafiosi e non solo quelli officiati in Sicilia”, apparso su Il Venerdì di Repubblica del 27/1072006

Armando Ermini

[02 novembre 2006]