Ben scavato, vecchia tirannide!
Leggo dal Corriere di oggi, giovedì 21 Luglio 2005, a pag. 19 due titoli. Il primo: “Il verdetto della Corte Suprema: principio valido anche per gli uomini. Il capo promuove l’amante. Molestia contro le colleghe. Sentenza in California sui favoritismi negli uffici”.
Il secondo: “In ufficio in mutande: sotto accusa”. Dal primo titolo un maschio di normale esperienza che cosa pensa? Finalmente le davvero tante, ma tante, tante davvero promosse sul “campo da letto”, che alla sera sono segretarie e al mattino dopo sono dirigenti, (con tutte le variazioni quotidianamente sotto gli occhi di tutti) dovranno rispondere per truffa ai danni dell’azienda e in particolare dei colleghi e assai più raramente delle colleghe, scavalcati in carriera in base al classico scambio favori sessuali in cambio di promozioni. E certamente maschi infragiliti di oggi, tirati su dalle donne e per le donne, come riconosce il protagonista del film “Fight club”, pronti a perdere il senno perché sedotti, dovranno rispondere di questa disonestà grave e perdere oltre il senno anche il posto. (A proposito: qualcuno mi spiegherà la differenza sostanziale tra l’acquisire denaro e potere per privilegio connesso al ruolo di amante e l’acquisirlo per privilegio attribuito per legge perché si appartiene al sesso femminile: si tratta sempre di vantaggi indebiti che poggiano su una discriminante sessuale a danno di diritti altrui). Comunque, il lettore maschio normale, ahimè malpensò. Dall’articolo risulta infatti che responsabile della truffa, non si sa bene perché considerata assurdamente molestia sessuale contro le donne e solo secondariamente contro i maschi, per la Corte Suprema californiana è solo il capo sedotto, e non anche la femmina che si diede da fare in modo così efficace da sedurlo. Dunque: seduttrici di tutto il mondo unitevi, non avete che da perdere il vostro residuo senso del pudore: male che vada, resterete dove siete ma con la soddsfazione di mandare all’inferno il fesso che avete strumentalmente sedotto. Ed è qui che si inserisce il secondo titolo che ancora una volta al diavolaccio maschio di turno farà pensare: ohibò! Ma con tutte le smutandate che ci sono in giro per uffici e non, se chi ci va in mutande finisce sotto accusa per molestia, metà della popolazione occidentale va sottoprocesso per molestie sessuali nei confronti dei maschi. Ancora una volta malpensò: denunciato per molestia sì, ma dalle dipendenti è Dov Charney, fondatore di una linea di abbigliamento. Lui non ama le convenzioni per cui spesso arriva in ufficio in mutande (lui, meschino, le porta!). Per questo motivo è stato denunciato per molestie sessuali da tre sue ex dipendenti. Prima conclusione: è lasciata al gentile lettore. Seconda conclusione: come il noto amaro che va su tutto, oggi su qualunque querelle tra maschi e femmine ci va il reato di molestia sessuale. Terza conclusione: il femminismo ha convinto tutti, i giudici in primis, che le donne sono per natura innocenti e irresponsabili delle loro azioni, mentre i maschi sono colpevoli per natura e responsabili sia delle loro azioni sia di quelle che commettono le femmine. Corollario pratico della terza conclusione: è più difficile tirar fuori del carcere un maschio riconosciuto innocente dell’accusa di un reato sessuale che mandare assolta una femmina riconosciuta colpevole dell’omicido di un figlio, o del padre o del marito.
Conclusione generale: quando si cerca il potere e al contempo viene richiesto, riconosciuto ed imposto il proprio status di irresponsabilità, si mira a costruire e si ottiene per sé un potere che ha un solo nome: tirannide.
Cesare Brivio
[01 agosto 2005]