La coscienza e il male? Una questione di ormoni maschili

Riportano i giornali italiani del 10 novembre 2004, titoli compiaciuti sulla decisione del ministro della giustizia francese di “castrare chimicamente stupratori e pedofili”.I TG nazionali rilanciano l’impegno dello Stato francese a castrare i rei di reati sessuali. La Mussolini, fra le protagoniste della lobby femminista italiana, plaude e invoca la castrazione in versione nazionale dei maschi colpevoli.

Ma è un caso che tutto sia declinato al maschile? E’ un caso che non si citi il reato, attribuibile ad entrambe i generi maschile e femminile, ma il genere? E si citino pertanto, e solo al maschile, i colpevoli? Eppure esiste anche la pedofilia al femminile. Altrettanto devastante sul piano psichico anche se meno visibile e, statisticamente, meno frequente. Un legislatore accorto e davvero sensibile al problema dovrebbe prendere in considerazione il reato da qualunque parte provenga ed adottare misure che tutelino l’infanzia da tutte le forme di violenza a cui è purtroppo sottoposta.
Nella comunicazione della notizia mancano ed è stupefacente diverse cose: 1) la mancata condanna per la violenza di Stato, che trasforma il reo da persona che ha sbagliato in fantoccio da violentare e condizionare chimicamente, 2) una reazione maschile all’ennesima offesa mediatica e di Stato, questa volta francese, nei confronti del genere maschile tutto (si provi immaginare le reazioni ad una versione al femminile della stessa comunicazione) 3) la precisazione che si tratta di sostanze chimiche inibitrici del desiderio sessuale, dunque maschile e femminile, il che avrebbe immediatamente messo fuori gioco le domande poste inizialmente.
Niente di tutto questo. Anzi. Annuncia il Tg della sera e scrive il giornalista nell’approfondimento: è “il testosterone che attiva il desiderio sessuale ed è responsabile dell’erezione”. La castrazione chimica consiste nella somministrazione di sostanze inibitrici del testosterone. Dunque è riferita esclusivamente all’ormone che contraddistingue la sessualità maschile. Non una parola, una traccia di analisi sul perché dell’aumento dei crimini di ogni genere contro i bambini, che vedono coinvolte anche le donne in misura crescente, sintomo di una devastazione psichica che colpisce tutta la società (per inciso perché non una paresi agli arti per i rapinatori, la meningite per i terroristi e via fantasticando? ).
Messa in questi termini, la notizia si trasforma in campagna antimaschile costruita sul seguente implicito giudizio: se il testosterone è all’origine dei reati sessuali, i crimini sessuali li commettono solo i maschi. Manca solo la conclusione logicamente necessitata: dunque il sesso maschile è un sesso biologicamente criminale.
In queste decisioni governative e relative campagne mediatiche, la reale prevenzione del crimine sembra interessare poco e sembra invece interessare molto di più la scientifica costruzione nel sentire popolare della equazione testosterone uguale crimine sessuale, maschio uguale criminale. Sono forse i passaggi obbligati della pedagogia dello Stato grandematerno che predispone nella coscienza di tutti le nuove gerarchie di valore per il suo attuale e futuro totalitarismo, connotato di odio antimaschile e antipaterno?
Di certo è che in nome della protezione dei minori, dalla casa affollatissima non della Giustizia ma del Delirio Giustizialista, più che misure sensate, responsabili ed efficaci, escono ossessioni sessuali, deliri sessisti, e linciaggi mediatici: il terreno ideale perché chiunque, ministro francese o piccolo funzionario statale o illustre sconosciuto, si senta legittimato a fantasticare, progettare e commettere in proprio piccoli o grandi crimini contro l’altro, in particolare se è di genere maschile.

Cesare Brivio