La violenza è del cuore

La violenza non ha sesso, è tale fin da quando è concepita nel cuore umano.

La violenza è del cuore. Da lì si manifesta in modi espliciti tramite l’uso violento della forza fisica o in modo occulto negli infiniti modi in cui occultamente la violenza può essere agita. Fra cui l’uso strumentale della forza altrui. Occulta o esplicita che sia è violenza. Lo si può negare?
Quante volte i maschi sono stati richiesti di morire e uccidere da folle entusiastiche di donne? Quanti anni di vita in meno vivono gli uomini, e quanti di lavoro in più? Quanti i morti sul lavoro, sulle strade, in casa? Quante le malattie e le invalidità? Quali diritti ha un padre sulla vita del nascituro? Quanto vale la parola di un maschio e di un padre in un tribunale?
Identificare in modo esclusivo la violenza con uno dei mezzi con cui si estrinseca, ovvero la forza fisica, è un modo per nascondere il carattere multiforme che assume la violenza e la sua stessa unitaria origine. Se poi il fine di questa semplificazione è quello di fare della violenza un tristo monopolio maschile e una denuncia a senso unico, come oggi avviene generalmente, è una falsità ideologica. E un altro esempio di violenza occulta contro i maschi. Perché appunto la violenza non si esprime solo tramite l’uso della forza fisica e perché parlare di debolezza fisica della donna non ha riscontro nella realtà.
Qualcuno può credibilmente sostenere che non c’è il corrispondente femminile dell’uso violento o molesto o strumentale del sesso? O che la violenza fisica femminile in famiglia contro il partner e i figli, rilevata dalle rare ricerche sull’argomento, non sia una pesantissima realtà? E le donne non hanno forse il monopolio della formazione psicologica e sentimentale fin dalla più tenera età dei maschi? esistono frutti di una specie diversa dall’albero che li ha formati? E non sono ormai innumerevoli i casi di denunce false e strumentali contro i maschi? La violenza è del cuore umano.
La violenza è realtà complessa: esiste la violenza maschile e la violenza maschile contro le donne, ed è universalmente e giustamente esecrata; ed esiste la violenza femminile e la violenza femminile contro i maschi. Perché di quella femminile non se ne parla? Il motivo è che i maschi non vogliono riconoscere la violenza che subiscono. In particolare non vogliono riconoscere la violenza femminile. Tanto meno quella che subiscono per mano delle donne. Non vogliono nominarla: è un tabù. E quando se ne rendono conto non intendono denunciarla: lo impedisce l'istinto maschile e il relativo codice di donazione di sé verso la donna. Ma tacere non fa sparire la realtà. A ben vedere sembra che essere maschi e subire violenza, e subirla in silenzio, coincidono. Quasi fosse un destino. E non è forse ritenuto socialmente un dovere, un compito maschile, l’onore stesso degli uomini? Ma un conto è il sacrificio e il dono di sè, e un conto è l’ingiusta violenza subita in silenzio e taciuta per un oscuro e barbaro patto o imposizione sociale. Tutto questo è un dono per nessuno, è una degradazione per tutti. La violenza femminile oggi, quando non è celebrata e consapevolmente impiegata, è taciuta. E le donne sanno benissimo raccontare quella di cui ritengono di essere vittime. E sanno egregiamente porvi rimedio. I maschi no. La violenza subita dai maschi, da chiunque e per qualunque motivo provenga, deve emergere in pieno sole e in tutta la sua estensione e profondità. “Le donne si lamentano, i maschi muoiono” dice un proverbio USA. Ma nessuna pesata è valida se i piatti della bilancia non sono in equilibrio.

Cesare

[09 agosto 2007]