Il maschile oggi

di Claudio Bonvecchio

Tante sono le domande che ad un uomo è lecito porsi. Alcune sono le antiche domande di sempre, altre sono proprie del presente e riguardano il diverso modo – rispetto al passato – di essere uomini, in questa nostra società. In passato, infatti, l’uomo aveva chiaro il ruolo sacrale del proprio essere, l’essenza del proprio cammino individuale, l’importanza dei propri modelli, la forza della propria identità. In fondo, sapeva – con chiarezza – anche quali erano i propri limiti: limiti che amministrava oculatamente o che sperperava con colpevole superficialità, senza per questo cadere in rovinose crisi esistenziali. Di certo, sapeva affrontare, quotidianamente, la morte simbolica, iniziando i propri figli e i giovani alla vita reale, spesso affrontata con l’incosciente coraggio dell’eroe o con la rassegnata saggezza di chi fa suo l’eterno rinnovarsi del mondo. Non c’è dubbio che era in grado di sopportare, con virile dignità, anche la morte fisica.

Oggi l’uomo – e per uomo intendo un maschio, giovane o vecchio che sia – sembra appartenere, rispetto a quanto detto, ad un altro mondo: ad un altro pianeta. Svirilizzato, depresso, edonista, snob, rammollito, isterico ed interessato soltanto al proprio egoismo particolare cede quotidianamente terreno all’aggressività del femminile, che – in verità – è tale solo in quanto compensa ciò che l’uomo non sa fare. L’uomo, non essendo più all’altezza di ciò che dovrebbe essere genera, nel femminile, una reazione equilibrante. È da questo che nasce la donna virile, dura, motivata, e aggressiva: una donna che ha rinunciato alle sue caratteristiche perché non poteva fare a meno. La colpa – se di colpa si può parlare – è del maschile. Le donne-imprenditrici, ad esempio, che nei luoghi di lavoro danno filo da torcere a uomini imbelli sono il frutto storico dell’incapacità maschile di essere se se stessi, con l’esito di valorizzare le donne per ciò che non sono e che non dovrebbero essere. Aver negato il femminile che è – non dimentichiamolo – una forza ctonia perdendo contemporaneamente la propria specificità ha prodotto dei maschi-replicanti e delle donne-matrix. Lo prova la nostra società che sembra, paradossalmente, lo specchio caricaturale del femminile-materno. Viviamo in un mondo protettivo ed apprensivo (caricatura della donna “alla moda”), in un mondo dove l’unico valore è la gestione e il mercato (caricatura della donna “casalinga”, in senso ovviamente deteriore), in una società svenevole e al di là delle apparenze eticamente e politicamente isterica (caricatura della donna seduttiva, frivola e svenevole). E si potrebbe continuare all’infinito. E l’uomo cosa fa, dal canto suo? Sta al gioco, facendo la caricatura della caricatura, con esiti che se non fossero tragici sarebbero solo ridicoli. È l’uomo-madre della nostra età: un ridicolo pover ‘uomo, un maschio-replicante, come si diceva.Ma questo è, oramai, fin troppo ovvio e scontato.

Altro doveva e deve essere il cammino dell’uomo maschio, altra l’attenzione per il femminile, altro il coraggio di pensare – in una forma, ad un tempo, antica e consona ai tempi – l’identità maschile. È giunto il momento di invertire la rotta, non solo (come già avviene) aprendo un ampio dibattito su quello che deve essere – in sintonia con i valori antichi – l’uomo di oggi, ma operando una radicale “trasmutazione alchemica” delle coscienze.

Claudio Bonvecchio*

 

* Professore ordinario di Filosofia politica e direttore del Dipartimento di Scienze Politiche all’Università di Trieste. Studioso del pensiero mitico-simbolico. Fra i suoi saggi: Immagine del politico (Cedam 1995), Imago imperii imago mundi (Cedam, 1997), L’ombra del potere (con Risè) (Red 1998), La spada e la corona (Barbarossa 1999), Gli arconti di questo mondo. Gnosi:politica e diritto (Ed. Università Trieste, 2000), Il pensiero forte (Settimo Sigillo,2000), Apologia dei doveri dell’uomo (Asefi 2002).