Una storica conquista maschile: la parità di intelligenza con le donne

Il Corriere della Sera di mercoledì 26 Gennaio 2005, pubblica per la penna di Giuseppe Remuzzi, i risultati dell’ennesima ricerca sul cervello umano maschile e femminile, svolta da ricercatori di Irvine (California).

Secondo la ricerca i cervelli dei due generi presentano notevoli differenze. Quello maschile è più pesante, più dotato della materia grigia che presiede alla capacità di elaborare “informazioni secondo certe logiche (come nella matematica e nelle materie scientifiche in genere), mentre è più povero della materia bianca, che presiede alla “capacità di accumulare e integrare informazioni (dimestichezza con le lingue, per esempio)”. Inoltre, nelle donne, la materia bianca sarebbe concentrata nel lobo frontale, rendendo l’intelligenza femminile più vulnerabile alle lesioni cerebrali di quella dell’uomo, dove la stessa è più diffusa in ogni parte del cervello. Nonostante queste differenze di struttura e di funzionamento, però, i test sul quoziente intellettivo mostrano una sostanziale identità fra maschi e femmine, che “raggiungono le stesse vette”.
Finalmente abbiamo conquistato la parità, viene da dire visti i risultati di altri “studi” di cui ci siamo occupati sul sito, che “dimostravano” senza ombra di dubbi la superiorità del cervello femminile.
Ma c’è di più. Il rettore dell’Università di Harward, nella presentazione della ricerca, ha avanzato l’ipotesi che queste differenze possano spiegare la minor presenza femminile nei campi scientifici.
A noi sembra plausibile. Non si tratta di maggiore o minore intelligenza, ma di predisposizioni a certe discipline piuttosto che ad altre ed anche, per conseguenza intuitiva, di diversità di interessi e passioni. E’, come da sempre sosteniamo, la differenza fra i generi, che li rende complementari ed interessanti non solo fisicamente l’uno all’altro. Che esiste, pacificamente, da sempre, e di cui andrebbe preso atto come cosa preziosa, pur nel pieno rispetto e nella piena libertà delle vocazioni individuali.

Tutto bene, dunque? Mica tanto. Le parole del rettore hanno suscitato scandalo in sala, e l’articolista si sente in dovere di dare le sue spiegazioni. In ordine cronologico: 1) La lobby maschile. “..certi uomini occupano posizioni importanti in ricerca, senza che abbiano dimostrato grandi capacità in matematica”. 2) La superiore e saggia prudenza femminile. “C’è anche il caso che le donne siano più prudenti, e competano per posizioni di rilievo nell’organizzazione della scienza solo quando si sentono davvero sicure delle loro capacità”. 3) Il solito argomento finale, gli impegni familiari. “Un segreto per avere successo nella scienza è lavorare tanto. Gli uomini ancora oggi hanno meno impegni di famiglia. Forse è questo a fare la differenza”.

Come al solito la causa sta nella prepotenza maschile.
Forse….. c’è anche il caso……. Spiegazioni di indubbia solidità scientifica. E pensare che la ricerca non dimostra gerarchie , ma solo diverse predisposizioni intellettive. Alla domanda su cosa accadrebbe se, per pura ipotesi, le ricerche arrivassero a conclusioni diverse, risponde, sul Foglio del 27 Gennaio, Adriano Sofri. “Ammettiamo", scrive, “ che la ricerca scientifica concluda invece per una composizione del cervello maschile che ne dimostri la superiore intelligenza rispetto a quello femminile, che conseguenza ne trarremmo? Quanto a me non vedrei altra conclusione se non una drastica correzione della nozione di intelligenza. A cominciare da quella del rettore di Harward”.
E se la conclusione fosse invece quella della superiore intelligenza del cervello femminile?
Non risulta che Sofri, di fronte alle tante “ricerche” in tal senso, si sia mai indignato, né che abbia proposto correzioni di sorta, neanche lievi, come modestamente ci sarebbe bastato.
L’ideologia è davvero dura a morire.

Armando Ermini

[03 febbraio 2005]