Scienza del male

Di Cesare Brivio

Dagli scienziati inglesi la notizia di un procedimento che consentirà di ottenere sperma dal midollo femminile, ovuli da quello maschile. Ricerca presentata come felice approdo per le donne alla totale e definitiva emancipazione dall’uomo: la riproduzione per partenogenesi da cui, tra l’altro, potranno nascere solo donne. Altro che maschio e padre senza volto di Man not included, il servizio per l’inseminazione eterologa con donatore sconosciuto. C’è una scienza che non si limita a conoscere ma che progetta e fa il male dell’Umanità. Conosce in odio all’Uomo. Una rivolta contro il Padre Creatore descritta nel Genesi. Mai avremmo immaginato che potesse avere questa profondità fin nella struttura stessa della biologia umana. E già si prospettano progetti ancora più violenti sulla mente dell’Uomo a dimostrare che l’anima, lo spirito non esiste ed è costruibile. Un desiderio insopprimibile e sfrenato di dimostrare che l’Uomo è meno di niente, un grumo di cellule diversamente e malamente impastato, altro che figlio di Dio. Naturalmente il tutto a sostenere l’onnipotenza proprio di chi si vuol dimostrare che valga nulla. Il paradosso di sempre che il male ci propone. Di cui l’aborto offre cifra chiarissima. E quello che più colpisce è, se ci fate caso, come questi progetti siano prospettati sempre e soltanto come progetti finalizzati al bene della donna, bene a sua volta quasi sempre identificato con il suo insediamento come potenza sovrana e assoluta. Chi vuole bene alle donne percepisce come se ci fosse un consapevole uso della loro immagine, una strumentalizzazione dei loro desideri, a coprire orrendi progetti di “miglioramento” dell’Umanità che, come tanti analoghi nella Storia, sono a rischio evidente di concludersi in disastri senza fine. Come se ci fossero all’opera forze potentissime che vogliono il dominio sull’Uomo ridotto a manufatto sottraendolo una volta per tutte alla libertà infinta che consegue alla relazione filiale con Dio Padre. E come se queste forze usassero la donna, quanto è di più caro all’uomo nel Creato, per vincere ogni resistenza. Per questo ogni volta che una donna, come sull’Avvenire di venerdì 1 febbraio 2008, Marina Corradi sul divieto del termine padre e madre proposto in Inghilterra, si riappropria della identità e saggezza femminile, e prende posizione contro questi progetti, mi sento un po’ meno angosciato: esiste un femminile degno di Maria. E, come tale, si rende conto che mai come in questi tempi la donna, come immagine di genere, se non combatte in prima linea, ora e con assoluta chiarezza a fianco dei maschi contro chi la blandisce per perdere lei e il maschile, è a rischio di una caduta tragica: destino ineludibile se chi, custode della vita, giudica la vita morto artefatto, e lascia che venga manipolata, deturpata e spenta in nome di un desiderio folle di impossibile onnipotenza.

[05 febbraio 2007]