Aspetti del Selvatico

Il progenitore del Selvatico: il Dio celtico Kernunnos

 

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Questo è un frammento del calderone d'argento rinvenuto a Gundestrup (Danimarca) databile alla prima metà del I secolo a. C. Il simpatico cornuto rappresentato è Kernunnos, il dio celtico discendente del più antico Signore degli Animali, figura iniziatica che presiedeva ai riti di passaggio dall'infanzia all'età adulta già dal tardo paleolitico. Seduto a gambe incrociate, tiene nelle mani un serpente cornuto ed un collare; è circondato da un cervo, due tori, due leoni, due lupi e un piccolo uomo su un delfino.
La figura dell'Uomo Selvatico ha una forte parentela con questo dio celtico: la sua figura infatti ha una notevole carica simbolica, morale ed etica (oltre che essere semplicemente bella). Secondo gli oracoli celtici, Kernunnos è il dio della Generosità e della Magnanimità che nascono dalla consapevolezza interiore e dalla spontaneità. Rispondendo alle necessità altrui, disinteressatamente, si partecipa infatti della naturale, fallica spinta creativa di accrescere la vita e l'amore. Innanzitutto quindi il dio cornuto è "colui che dona", non solo grano e frutta agli animali della foresta ma anche consapevolezze preziose agli uomini. Il primo dono è nella sua mano destra: il torquis. Si tratta di un collare che era indossato dai Celti, soprattutto nobili, guerrieri o sacerdoti. L'archeologo Herm parla del torquis come oggetto di ornamento maschile e sottolinea che la società celtica teneva in grande considerazione il vincolo virile: "l'uomo era oggetto di ammirazione e simpatia per l'uomo.(…)I ragazzi vivevano quasi esclusivamente con membri dello stesso sesso, imparavano a cavalcare, combattere, cacciare e far bevute, dovevano dar prova di sé sul campo di battaglia, venivano onorati nelle orge e consideravano i loro pari come il solo ambiente adatto". Il dio cornuto infatti è un iniziatore. Ha due collari: uno è il suo, nobile ornamento, l'altro è un dono che innalza chi è da lui iniziato. L'uomo che lo riceve, presumibilmente, ha il dovere e l'onore di donarne uno al giovane che chiede il suo accoglimento, che poi a sua volta… Ma Kernunnos è anche il Signore degli animali della foresta, tutti compagni dell'uomo, e rappresentanti aspetti del suo istinto.

Kernunnos: breve bibliografia di partenza

  • Anderson R., Oracoli Celtici, Milano, Sonzogno, 1999. (Su Kernunnos e la generosità).
  • Herm G., Il mistero dei Celti, Milano, Garzanti, 1975. (In particolare sul torquis nel capitoletto In Gallia, il maschio va col maschio). In questo libro ci sono immagini del calderone di Gundestrup, anche intero.
     
  • Eluere C., Les Celtes, barbares d'Occident, Gallimard, 1994. Hope M., I Celti, Milano, Armenia, 1999. (in particolare con riferimenti al concetto simbolico di calderone come Graal precristiano).
     
  • Cerinotti A. (a cura di), Atlante della storia, I Celti, Demetra, 1998. In questo libro c'è un'immagine del particolare del calderone di Gundestrup in cui gli uomini vengono immersi nel calderone e da guerrieri a piedi vengono trasformati in guerrieri a cavallo, con elmi nuovi e consacrati, pag. 85.
     
  • Risè C., Il maschio selvatico, red, Como, 1999 . In questo libro viene descritto l'incontro del cavaliere Ivano con Kernunnos, con particolare riferimento al carattere iniziatico dell'incontro, con analisi delle varie componenti della figura del dio celtico.
     
  • Risé C. Parsifal, red, Como, 1998. La coppa del Graal vista come calderone della rinascita.
     

L'Uomo Selvaggio e i due pastorelli.

Da Le più belle leggende dell'Alto Adige di Lucillo Merci, Manfrini Editori, Trento, 1990.

Un pastore desinava con pane e latte stando seduto in riva al Lago Bianco, sull'Alpe di Lazfons, quando udì una voce proveniente dal lago. Ascoltò e percepì queste parole: "Se quello lì va via, raccoglieremo le briciole di pane". Il pastore si allontanò subito, ma lasciò per terra una ciotola piena di latte e una pagnotta. Sull'imbrunire ritornò al lago e con sua meraviglia trovò la ciotola piena di monete d'oro. Raccontò il fatto ai pastori. A sua volta un altro volle tentare la fortuna, ma nella ciotola trovò solo due soldi, cioè il prezzo del latte e del pane lasciato sulla riva. Improvvisamente il lago si agitò e ne uscì un uomo selvaggio. Spaventato, il pastore fuggì, inseguito dallo sconosciuto che rallentava dove il terreno era asciutto, ma correva come un dannato dov'era bagnato. Giunto ad un acquitrino, udì l'inseguitore alla sue spalle gridare: "Più è bagnato meglio è per me." Poi l'altro lo agguantò, lo scorticò, distese la pelle del povero pastore sul letto della malga e se ne tornò tranquillo negli abissi del lago.

Cristoforo

Cristoforo, il barbaro che vive alla soglia del bosco e aiuta Gesù bambino a attaraversare il fiume caricandoselo siulle spalle, é una delle Immagini del Selvatico in Europa. In particolare, rappresenta l'incontro del Selvatico col Cristianesimo, di cui accetta di farsi carico, rischiando però di affogare data la sua imprevista pesantezza: come accede appunto a San Cristoforo nella leggenda.

 

Aspetti del Selvatico (dalla nostra "Lista di discussione")

D. Che facciamo con le Televisioni e Radio che chiedono di intervistarci?

R. Io direi in genere di sì, perché è giusto far sapere agli uomini che ci sono attività come quelle dei Maschi Selvatici, e offrirle anche a chi, per una ragione o per l'altra, è rimasto finora fuori. In questi incontri coi media è importante esprimere le prime qualità del Selvatico che sono: naturalezza, istintività, assenza di intellettualismi e di moralismi. Amore per i corpi, la natura, la trascendenza che in essa si manifesta e a cui rimanda, e la libertà. Anche fiducia, naturalmente. Infatti, al Selvadego, quando viene al paese a trasmettere il suo sapere, a volte lo fanno sedere su una sedia bollente, e gli bruciano il culo. Così é la vita.

Claudio

D. Cos'ha da insegnare il Selvatico a noi, maschi di oggi, che il formaggio lo compriamo al Supermarket, e non possiamo farcelo, neppure se lo volessimo/sapessimo, perché la CEE ci metterebbe in prigione per violazione delle norma comunitarie in materia?

R. Oggi più ci allontaniamo dalla Selva, Archetipo della Natura Incontaminata, e più ci perdiamo nei modi di comportamento della razionalità e del sentimentalismo educato (buone maniere - politically correct - ipocrisie varie, moralismi, ecc...). Tutto ciò ci spinge ancora più lontano dalle grandi forze della vita e della morte, che abitano appunto la Natura Incontaminata, sia come ambiente fisico, sia come aspetto ancora vivo nella nostra psiche profonda, nell'inconscio collettivo e personale. Qui interviene, con la sua forza educativa e terapeutica, il nostro uomo, il Selvatico, per dirci di lasciar perdere le cazzate, le menate inautentiche. Che non vuol dire smettere di pensare/sentire, insomma diventare ignoranti. Il Selvatico ci trasmette il sapere della Selva, cioè della vita. Qualcosa che é stato quasi completamente buttato, e dimenticato, dall'Illuminismo in poi, con le sue statue alla Dea Ragione, e il suo disprezzo per la Natura, per il Corpo, e per i veri Dei. Tutte forze che oggi l'uomo sente la necessità di ritrovare. Da una parte andando nei boschi, e ascoltandone il silenzio, le parole, le storie. E anche facendo l'amore, con presenza, e profondità. Dall'altra parte, ritrovando appunto il "sapere" della Selva: le figure che lo esprimono, le pagine che ne parlano, le leggende che lo rappresentano. Quindi un grande e profondo lavoro culturale, perché il Selvatico, non é il "selvaggio" di cui vaneggiava Jean Jacques Rousseau. Il Selvatico ha un sapere, anzi é un sapere, vivente Questo é anche ciò che cercheremo di rappresentare, anche con scene di oggi, al Festival di Bergamo, in cui ci siamo impegnati a presentare l'Uomo Selvatico come "mito vivente".

Claudio

D. Tu che sei lì vicino, lo sai che a Bressanone nel punto dove i portici maggiori si incontrano con i Portici minori, in alto si vede un uomo di pietra con 3 teste, avvolto col fogliame (come il nostro logo dei Selvatici) che osserva i passanti. E certe volte sputa oro (il venerdì santo) quando suona l'agonia di Gesù predicendo fertilità produttività e ricchezza? E chi sono i Salvani, onorati dagli abitanti con pietre e statuette simili ad Ermes o Termine? Insomma qui andiamo avanti tutta la notte. Io il Selvatico lo volevo vedere e lo sto trovando che mi dice qualcosa, anche se lo hanno trasformato in Orco o Gigante. Lo trovo nonostante l'editto Poenitentiali Vigilanum dei Franchi nel VI sec. abbia proibito agli abitanti di mascherarsi "maias et orcum" cioè da uomo selvaggio (Wilde Mann). E adesso lui è lì sul dirupo col bambino che ci interpella. Ciao. Anche questa domenica... ho perso la Domenica Sportiva.

Ivan

R. Caro Ivan, ecco che lo stai vedendo, il Selvatico. Molti di loro sono stati distrutti, da domenicani e politici buonisti, e giudici perversi, ma molti ce n'é ancora. Quanto ai Selvani, (e le Selvane), sono appunto uomini e donne selvatiche, segnatori di fonti, e di confini,come Hermes, protettori dei masi alti, e degli animali e piante di lì.

Ciao, Claudio

D. Avrei bisogno un doppio clic: a volte mi sembra di non capire esattamente come il discorso sul Selvatico si agganci con quello della ricerca del padre, che tutti noi sentiamo come molto importante.

Ivan

R. Caro Ivan, il selvatico é un mentore, un iniziatore. Come anche il padre: fin qui l'analogia, appunto nelle funzione svolta. Che però viene esercitata dalle due figure in modo diverso. Nel Selvatico rappresenta un'immagine, e una forza, meno legata all'Io, più transpersonale: il padre é il tuo, il Selvatico é di tutti. Inoltre il Selvatico rappresenta il mondo e le forze psichiche che ti accolgono nella selva quando il padre ti rompe i coglioni. Adesso noi stiamo sottolineando la positività del padre, perché il padre non c'è più, e ne abbiamo nostalgia e desiderio. Ma quando i padri c'erano, accadeva anche questo. Ed era anche questo un aspetto della funzione paterna: reggere il conflitto col figlio, che ne veniva spinto a entrare nel "bosco", e sotto la guida del Selvatico iniziatore, trovava sé stesso.

Claudio

Bibliogafia sul Selvatico

AA.VV., L'Uomo Selvatico in Italia, Catalogo della mostra omonima, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, Roma, 1986.

Anderson R., Oracoli Celtici, Sonzogno, 1999. Molti riferimenti a Cernunnos, l'Uomo Verde, il cervo, etc.

Bly R., Il piccolo libro dell'Ombra, Como, Red, 1992.

Bly R., Per diventare uomini, Milano, Mondadori, 1992.

Campbell J., Mitologia Primitiva. Le maschere di Dio, Milano, Mondadori, 1990. Si tratta della caverna di Trois Freres, del Signore degli animali, Shiva, Buddha e i cervi, etc, buona descrizione, pag. 340 e segg.

Campbell J., Mitologia Orientale. Le maschere di Dio, Milano, Mondadori, 1991. Relazione Serpente Signore delle Acque e il Selvatico, etc.

Campbell J., Mitologia Occidentale, Le maschere di Dio, Milano, Mondadori, 1992. Mette vicino Dioniso, Shiva, il Signore degli Animali sumero.

Centini M., I Sacri Monti dell'Arco Alpino Italiano, Quadreni di Cultura Alpina, Torino, Priuli & Verlucca, 1990. Ci sono info sul sacro Monte di Varese: le eremite donne selvagge. Questa collana di Quaderni contiene molte possibil info. Vedi retro copertina iniziale.

Centini M., L'uomo selvatico, Milano, Mondadori, 1992.

De Troyes C., Ivano, Milano, Mondadori, 1983.

Duval P. M., Cernunnos, il dio dalle corna di cervo, in Bonnefoy Y., Dizionario delle mitologie e delle religioni, Milano, Rizzoli, 1989. Contiene anche Pan.

Eliade M., Storia delle credenze e delle idee religiose, vol. 1, Firenze, Sansoni, 1979.

Gatto Chanu T., Leggende e racconti della Valle d'Aosta, Roma, Newton Compton, 1992. Contiene Poguel de Grinda.

Grimm J.W., Il rugginoso, in Fiabe, Torino, Einaudi, 1951. Anche in Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1956.

Grimm. J.W., La serpe bianca, in Fiabe. Mangiare pezzi di serpente per comprendere il linguaggio degli animali.

Hillman J., Saggio su Pan, Milano, Adelphi, 1977.

Hilmaan J., Il codice dell'Anima, Milano, Adelphi, 1997. Bly infatto collega il Selvatico al mèntore , genius, daimon. In Diventare uomini, pagg. 50-51.

Hilmman J., Ventura M., 100 anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio, Milano, Garzanti, 1993. Il tema è il fare anima come ritorno ad un pensiero ecologico del profondo, ritorno verso l'animismo tribale, etc.

Hinshaw R., A testament to the Wilderness-Ten Essays on an Adres by C.A. Meier, Daimon Verlag-The Lapis Press, Zürich-Santa Monica, 1985.

Husband T., The Wild Man in Medieval Mith and Symbolism, New York, Metropolitan Museum of Art, 1980. C'è un'ampia iconografia sul Selvatico.

Kipling R., Il libro della giungla, Milano, Rizzoli, 1993.

London J., Il richiamo della foresta, Torino, Einaudi, 1986.

Merci L., Le più belle leggende dell'Alto Adige, Trento, Manfrini Editori, 1990. Contiene il pastore scorticato, tutta una parte sui Selvani, riferimenti a Cristoforo, al volto di Bressanone, draghi nei laghi, giganti, Selvatici e orchi, le Gane. Anche la Berchta è una dea selvaggia.

Mottana P., Lucatelli N., L'anima e il selvatico. Idee per controeducare, Bergamo, Moretti & Vitali, 1998.

Narayan R. K., Il mahabaratha, Parma, Guanda, 1990. Collegamento Shiva, Trimurti, come il triplice volto del Selvatico a Bressanone.

Of Monmouth G., La follia del mago Merlino, Palermo, Sellerio, 1993.

Of Monmouth G., La profezia del Mago Merlino, Palermo, Sellerio, 1992. Trasformazione di Merlino in uomo selvaggio, sua vita nei boschi.

Pinkola Estes C., Donne che corrono coi lupi, Milano, Frassinelli, 1993.

Plazio G. C., La cera, il latte, l'uomo dei boschi. Mitologia e realtà sociale in una comunità prealpina, Torino, Giampichelli, 1979.

Racconti Gallesi del Mabinogion , su Merlino Guardiano del Bosco.

Risé C., Il maschio selvatico, Como, Red, 1993.

Risé C., Movimenti nell'Ombra. Il maschile rimosso e il passaggio al bosco. In: L'ombra del potere, di C. Bonvecchio, e C. Risé, Red 1998.

Sotriffer R., St. Christophorus in Sudtirol, Athesia, Bozen, 1991. Una meravigliosa raccolta di testi ed immagini di S. Cristoforo, parente dell'Uomo Selvatico, mito vivente e tremendo simbolo capace di affascinare profondamente l'uomo di oggi.

Spada D., La caccia selvaggia, Milano, SEB, 1994. Ci sono info sul Selvatico, riflessioni sul bosco.

Thoreau H.D., Walden ovvero Vita nei boschi , Milano, Rizzoli, 1988.

Togni R., L'uomo selvatico nelle immagini artistiche e letterarie, in Annali di San Michele, Rivista Annuale del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di S. Michele all'Adige, n.1, 1988, pp. 88-154. Un eccezionale viaggio nelle immagini dell'Uomo selvatico: Lo stato della ricerca, Testimonianze documentarie, Nuove testimonianze figurative. Un'interessante ricerca da Gilgamesh al Selvatico di Paul Klee.

Von Franz M. L., Le fiabe interpretate, Torino, Boringhieri, 1980. La quaternità psichica di cui fa parte il Selvatico.

Zimmer H., Il re e il cadavere, Milano, Adelphi, 1983. Sulla foresta, le sue presenze, Merlino.