Gli insegnamenti dell'Uomo Selvatico

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Il Salvàn in Val di Fiemme

Un giorno, tanti ma tanti anni fa, i contadini della Valle dei Mòccheni, videro uscire dal bosco un Salvàn, ovverosia un Uomo Selvatico. Era così brutto, ma così brutto, che in principio ne furono atterriti e andavano almanaccando su quale fosse il modo migliore per liberarsi di quel fastidio. Così, mentre chi proponeva una cosa e chi un’altra, il Salvàn, fattosi vicino, cominciò a parlare, chiedendo a quegli ignoranti se conoscessero bene tutti i trucchi per accudire le mucche, affumicare lo speck o coltivare con profitto questo o quell’erbaggio.

Ora, dovete sapere che, per essere la Valle dei Mòccheni, molto isolata e solitaria, i contadini non sapevano quasi nulla e il Salvàn, mosso a compassione da tanta innocenza, cominciò a dare consigli e informazioni a destra e a manca…
La diffidenza e la paura degli abitanti, si tramutarono allora in gioia e gratitudine e non c’era giorno che non ci fosse chi approfittava delle conoscenze dell’Uomo Selvatico, per migliorare le proprie condizioni di vita.
Passarono gli anni e le cose nella Valle andavano bene.
Una domenica di primavera, mentre tutti erano raccolti nella piazzetta della borgata, eccoti comparire il Sàlvan, grande, arruffato e bisunto, come al solito.
“Amici – disse – sto per andarmene in altri luoghi. – Così per l’ultima volta, se avete qualcosa da chiedermi, fatelo adesso.”
Allora, uno dei contadini, rivolgendosi a lui, a nome di tutti, “No – replicò – tu ci hai insegnato le semine e l’arte di allevare gli animali, come prevedere il tempo e come costruirci le stube, quando tagliare il legname e come affumicare lo speck. - Che altro potremmo volere di più?”
Ma gli occhi del Salvàn si fecero tristi e, nel volgersi per incamminarsi verso il bosco.
“Ahimè – disse – se mi aveste chiesto una cosa qualsiasi, io vi avrei insegnato a produrre la cera usando lo scòro - Con questa cera vi sareste fatti delle candele, per illuminare le vostre notti ed una di queste l’avreste accesa per me, sull’altare della Cappella.- Così, voi sareste stati completamente felici ed io liberato per sempre.”
Pronunciate queste parole, fuggì nella foresta e nessuno lo vide mai più. Gli abitanti della Valle, lo rimpiangono ancora.

 

Om Salvarek (Belluno) -"Soltanto una nuova, profonda conoscenza e amicizia col mondo selvatico, in cui quelle antiche energie sono state cacciate, può ridare all'impersonale e devoto suddito del 'villaggo globale' il senso e il valore della propria soggettività maschile" (Risé, Il maschio selvatico, Red)

 

 

 

san onofrio

 

 

 

 

 

 

 

 

S. Onofrio, in veste di Uomo Selvatico, nella chiesa di Santa Brigida in Valle Brembana
"Ricordiamo che per eroe culturale si intende quel personaggio che nella maggior parte delle mitologie è indicato come colui che portò arti e tecniche, ma anche regole sociali tra un gruppo, contribuendo così a formare la sua dotazione culturale" (Centini M., L'Uomo Selvaggio. Antropologia di un mito della montagna, Priuli & Verlucca)