Un uomo dentro l'altro

A volte penso, osservo, me, gli altri, di nuovo me, e mi guardo all'interno, e mi pare d'esser come un uomo dentro l'altro, per l'esperienza che possiedo, o per ciò che ho fatto, sono come un uomo più grande che ne racchiude uno un po' più piccolo, che ero io qualche tempo fa, un uomo che a sua volta ne racchiude un altro, e così via, fino a quello più piccino, che poi ero io da bambino.

Allora forse vivere senza il bambino interiore è un po' come essere un corpo senza nucleo, un contenitore senza contenuto. Ma anche vivere senza
gli uomini intermedi che siamo stati, ci porta ad essere più vuoti, assenti dalle ferite, dalle gioie, dalle esperienze, dalla struttura su cui siamo l'uomo che siamo oggi.

Se davvero siamo un uomo dentro l'altro, tre ne vedo:

ESSERE IL BAMBINO
Il bambino è il movimento, e il movimento è la vita. Per noi, il bambino, è la continua potenzialità della nostra vita ad essere migliore. E' come una cellula staminale che sviluppa un corpo intero, come una massa di elementi compressi potenziale del più luminoso dei soli.
Il bambino è colui che percepisce tutto: ad un anno non conosce la parola ma legge nell'animo dei grandi con la facilità con cui noi distinguiamo il bianco dal nero, a due senza sapere cos'è la gioia riesce ad donarcela col sorriso, a tre senza sapere cos'è la saggezza ci ricorda che stupore e conoscenza sono il binomio di maturità e felicità.

ESSERE IL RAGAZZO
Il ragazzo è il parsifal, è il guerriero per eccellenza. Pazzo, incosciente, scorretto, coraggioso. L'adolescente impugna la spada e lotta, non contro madre o padre, non contro la società, ma contro ciò che è per diventare ciò che sarà, un nuovo Se. Il giovane guerriero adolescente è colui che ci fa travalicare dal mero stato di distacco fisico (effettuato nella prima infanzia) al vero stato del distacco mentale. E' colui che porta l'indipendenza, è il gladiatore che libera Roma e poi ci dona la corona perché la si governi. Quel regno libero è il terreno della nostra personalità di cui da quel giorno in poi saremo depositari e responsabili.

ESSERE L'UOMO ADULTO
Ora siamo Re, no, non siamo sudditi, o vassalli, neanche vice-Re, siamo proprio dei Re. Non possiamo delegare a nessuno, donna, amico, altro, i problemi del regno li dobbiamo risolvere noi, se non lo facciamo questo deperirà. Esperienza, saggezza, consiglio, logica, razionalità, lungimiranza, fede, tutte doti che adesso conosciamo e che ci verranno in aiuto.

ESSERE TRE PER ESSERE UNO
Ma mai e poi mai potremo dimenticare ciò che siamo stati, perchè l'energia del "ragazzo" è ancora il più fornito degli eserciti, è ancora colui di cui la nostra terra necessita per essere difesa, perchè la sensibilità del "bambino" è ancora il più acuto dei ricettori, il terzo occhio, l'essenza stessa dei nostri sensi primogeniti, che sono ancora li dentro di noi in perfetto ed originale stato. Il bambino è la miniera aurifera, che le giovani mani del ragazzo sapranno scavare, che le sapienti mani dell'adulto sapranno scolpire.
Forse avvertire questa continuità, sentirci diversi ma uniti, rispettare chi siamo stati, sapere chi siamo, accogliere chi saremo, forse, ci potrà rendere migliori, più aperti, o completi, per vedere più lontano dei nostri occhi, udire oltre le barriere, percepire la strada dei cieli, sentire il
lieve movimento dello spazio, il sapore della morte, la danza della vita, che ci arride, ci invita, ci mena, la nostra vera madre, padre, sposa, figlia, a fianco della quale, volenti o no, vedenti o no, ogni giorno camminiamo.

Fabio Barzagli

[08 marzo 2005]