Padri e figli (titolari più riserve) scelti su catalogo

A cura di Armando Ermini

Su D Donna del 7 maggio Linda Dackman, single 42enne americana, dirigente, racconta la sua esperienza di aspirante madre tramite fecondazione eterologa, frammista a riflessioni sulla sua vita sentimentale. Sentiamola:

“Così, a 42 anni, giravo ancora come una trottola da una storia all’altra, come una stupida teenager single. Diversamente dalle teenager, però, il tempo a disposizione per trovare l’uomo perfetto e creare la famiglia perfetta stava per scadere. E volevo un bambino, anche se ciò significava fare tutto da sola”.
Entra così nella Sperm Bank of California, dove una normalissima ragazza l’accompagna nella stanza dove potrà esaminare le schede dei “donatori”, in realtà venditori (perché questa mistificazione linguistica? n.d.r), di sperma. Lungo l’itinerario all’interno della “banca” le fanno vedere i frigoriferi dove viene conservato lo sperma, e Linda si trova a pensare al tentativo (inutile) di produrre sperma per lei, fatto qualche mese prima dal suo amico Tom proprio in una di quelle stanze, aiutandosi con “l’immaginazione, o forse con l’aiuto di una rivista”..
In ogni caso l’iter della scelta è il seguente. La cliente seleziona da prima un certo numero di schede, poi ne vengono individuate definitivamente tre, tra le quali scegliere quella del donatore il cui sperma è disponibile durante l’ovulazione della donna. Gli altri rimangono di riserva. Mentre sta meditando, Linda sente nel corridoio una voce maschile e deve vincere la tentazione di sbirciare per vedere in volto il “donatore “ di turno.
Le riflessioni che seguono meritano di essere riportate con larghezza:
“Intanto sfoglio le schede. Mi colpisce un ragazzo. E’ alto, di origine metà giapponese e metà ebrea. Ebreo, come parte di me, la parte giapponese sarebbe una variante simpatica…….Ma se l’etnia mista fosse un errore? Un ulteriore svantaggio per questo povero bambino immaginario che crescerebbe già con una madre single? Il mio cuore batte forte, le ovaie…..mi fanno male e il mio stomaco è in subbuglio. Sto facendo una cosa assurda. Va bene che l’amore dovrebbe essere cieco, ma fino a un certo punto. Quando apro la scheda seguente l’angoscia mi assale. Il quadro medico della famiglia del donatore è terribile…………Ecco, questo è davvero un problema, pensare all’aspetto eugenetico dove, invece, dovrebbe esserci dell’emozione. … Dove sono la personalità, l’amore, l’intelletto, la passione? Tutto quello che ho di fronte sono i geroglifici di varie grafie. Ma non riesco ad immaginare nulla a parte il fatto che sono tutti poco più che ragazzi, studenti universitari che hanno bisogno di soldi, con madri probabilmente più giovani di me……….Come sono finita fra queste schede…? Com’è che la mia vita amorosa si è ridotta così?
Per “fortuna” arriva Sheila, l’impiegata, ad interrompere le meditazioni e aiutare la cliente nella scelta. Il ragazzo con le lentiggini, o il numero 537, professore di filosofia, o l’ebreo con sangue giapponese? La scelta è difficile, perché “di colpo mi viene in mente che dovrei considerare anche le caratteristiche psicologiche e il loro impatto economico”, riflette Linda.
Alla fine, finalmente, la scelta cade sul filosofo. “Ma mi piacerebbe tenermi il ragazzo lentigginoso per la prossima. E forse il ragazzo giapponese come riserva”.
“Per quanto il processo non sia stato elegante e io sia esausta e a terra dal punto di vista emotivo, la cosa è fatta, ormai. E ciò che conta di più è che, indipendentemente dal risultato, dal successo o dal fallimento, chi sarà il padre, se ci sarà o meno un bambino, sono andata avanti affermando un po’ quello che cerco da un bambino, vale a dire un impegno rispetto alla vita”. (sic”!)
A me questa specie di diario è sembrato un magnifico spot contro la fecondazione eterologa e contro uno stile di vita fasullo e immaturo.
Evidentemente, però, o le redattrici di D Donna non leggono bene ciò che pubblicano, o la mia percezione delle parole è del tutto irriducibile alla loro. Perché in calce a quest’articolo il settimanale ne pubblica un altro, di Daniela Condorelli, dal titolo “Ma in Italia niente figli per chi è sterile o single”. La giornalista parla del divieto contenuto nella legge 40 e della necessità di votare si al prossimo referendum, col tono di chi si rivolge al lettore dicendo:- Vedi, caro lettore, per colpa di quella legge oscurantista e medievale, l’esperienza vissuta da Linda Dackman, in Italia non è possibile.

E meno male! Viene da ribattere.

[13 maggio 2005]